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Shopping low-cost, ma a quale prezzo? L’Ue indaga su Temu per rischio prodotti illegali

Una pagina del sito web di Temu
Una pagina del sito web di Temu Diritti d'autore  Richard Drew, AP Photo
Diritti d'autore Richard Drew, AP Photo
Di Maria Psara & Euronews
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La piattaforma Temu nel mirino dell’Unione europea per mancata tutela dei consumatori. È il 14esimo procedimento aperto nell’ambito della nuova legge Dsa

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L’elenco delle piattaforme online sospettate di violare le norme europee continua ad allungarsi. L’ultima ad aggiungersi è Temu, il popolare marketplace cinese noto per i suoi prezzi stracciati.

Secondo la Commissione europea, la piattaforma non starebbe valutando adeguatamente i rischi legati alla presenza di prodotti illegali sul sito, come giocattoli per bambini e piccoli dispositivi elettronici. Un rischio concreto per la sicurezza dei consumatori.

"La Commissione ha adottato una decisione preliminare ai sensi della legge sui servizi digitali (Dsa) per quanto riguarda Temu", ha dichiarato a Euronews il portavoce Thomas Regnier. "Abbiamo comunicato a questo mercato online che, secondo noi, viola il Dsa per quanto riguarda i rischi legati alla vendita e alla diffusione di prodotti illegali."

Regnier ha sottolineato che il Dsa è pensato per tutelare i cittadini europei da contenuti non richiesti e prodotti non sicuri: "I consumatori devono essere protetti dai pericoli degli algoritmi non trasparenti, dalla pubblicità manipolativa e dalla vendita di oggetti non conformi agli standard europei."

Non solo Temu

L’indagine su Temu si inserisce in un contesto più ampio. Finora, la Commissione ha aperto 14 procedimenti contro 10 piattaforme online, ognuno focalizzato su aspetti diversi: dalla sicurezza dei prodotti alla moderazione dei contenuti, fino alla tutela dei minori.

Tra i casi più noti c’è X, accusata di favorire la diffusione di contenuti illegali. TikTok è oggetto di indagini per la gestione del rischio di dipendenza e la protezione dei minori. Il caso TikTok Lite è stato chiuso dopo che l’azienda ha proposto impegni formali.

AliExpress, altro gigante dell’e-commerce cinese, è stato richiamato per l’insufficiente contrasto ai prodotti illegali. Anche in questo caso sono state formulate conclusioni preliminari. I servizi di Meta – Facebook e Instagram – sono invece sotto esame per possibili violazioni relative all’integrità elettorale e alla tutela dei minori.

Infine, piattaforme per adulti come Stripchat, Pornhub, XNXX e Xvideos sono coinvolte in un’indagine specifica sulla protezione dei minori.

La voce dei consumatori

Le indagini arrivano in un clima di crescente pressione da parte delle organizzazioni dei consumatori, che chiedono un’applicazione rigorosa e concreta della Dsa.

"I risultati preliminari su Temu sono un primo passo positivo", ha affermato Agustín Reyna, direttore generale dell’organizzazione Beuc, promotrice di una denuncia contro la piattaforma già nel 2023. "I nostri test mostrano che è possibile acquistare su Temu prodotti illegali, potenzialmente pericolosi. E oggi l’azienda non fa abbastanza per proteggere i consumatori."

Secondo Reyna, la sfida principale è applicare la legge nella pratica. Il Dsa è in vigore da un anno e mezzo, ma finora nessuna sanzione è stata comminata. E il volume delle transazioni continua a crescere: "Ogni anno il numero di pacchi che entra nell’Ue tramite Temu raddoppia. Parliamo di milioni di articoli potenzialmente non conformi."

Il nodo della moda ultraveloce

L’indagine su Temu arriva in un momento di intensificazione delle iniziative politiche contro la fast fashion. Nel maggio 2024, la Francia ha proposto una legge innovativa per regolamentare le piattaforme di moda ultraveloce, citando esplicitamente Temu e Shein come simboli di un modello insostenibile.

Secondo il governo francese, queste piattaforme minacciano la sostenibilità ambientale e incentivano l’acquisto compulsivo, sfruttando marketing aggressivo e shopping gamificato. Il testo è ancora in fase di negoziazione, ma segna un cambio di passo.

Per molti osservatori, il problema va oltre la sicurezza dei prodotti: tocca ambiente, diritti dei lavoratori e trasparenza commerciale. E la risposta, secondo molti, deve essere europea, non nazionale.

Come ha concluso Reyna: "L’Europa non può vincere questa battaglia un Paese alla volta. La legge sui servizi digitali è un punto di partenza. Ma è solo l’inizio."

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