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UE sfida Big Tech: ecco le principali azioni dei regolatori nel 2025

Le bandiere dell'Unione europea sventolano al vento davanti alla sede dell'UE a Bruxelles.
Le bandiere dell'Unione europea sventolano al vento fuori dalla sede dell'UE a Bruxelles. Diritti d'autore  AP Photo/Virginia Mayo
Diritti d'autore AP Photo/Virginia Mayo
Di Anca Ulea
Pubblicato il
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Nel 2025 l’UE ha intensificato le indagini sulle Big Tech per violazioni delle norme sui mercati e sui servizi digitali. Ecco le principali azioni dei regolatori.

I regolatori europei intensificano la stretta sui grandi gruppi tecnologici, usando nuove leggi digitali per limitare il potere di Big Tech e tutelare i consumatori.

Con leggi di riferimento pensate per proteggere i diritti degli utenti e garantire pari condizioni tra le imprese, tra cui l’AI Act, il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA), l’Unione europea si è affermata come leader globale nella regolamentazione tecnologica.

Quest’anno l’UE ha rafforzato l’applicazione di queste regole per contenere il potere di aziende come Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft.

Euronews Next ha raccolto alcune delle principali azioni intraprese dall’UE contro Big Tech.

1. Indagine antitrust UE su Google

Il 9 dicembre la Commissione europea ha avviato un’indagine antitrust formale sull’uso da parte di Google dei contenuti online per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale (IA) e per generare riepiloghi nelle pagine dei risultati di ricerca.

L’esecutivo dell’UE ha sollevato dubbi sul fatto che Google prelevasse contenuti dagli editori web senza una remunerazione adeguata e senza offrire loro la possibilità di rinunciare.

Molti siti si sostengono grazie alla pubblicità e dipendono dal numero di clic generati tramite motori di ricerca come Google.

L’indagine esaminerà anche se Google abbia utilizzato video di YouTube per addestrare i suoi modelli di IA generativa senza compensare i creatori né consentire loro di rinunciare.

"Google non remunera i creatori di contenuti su YouTube per i loro contenuti, né consente loro di caricare contenuti su YouTube senza permettere a Google di utilizzare tali dati", ha scritto la Commissione in una nota.

Se confermate, queste condotte potrebbero violare le regole UE sulla concorrenza che vietano l’abuso di posizione dominante.

Un portavoce di Google ha affermato che il reclamo "rischia di soffocare l’innovazione in un mercato più competitivo che mai".

"Gli europei meritano di beneficiare delle tecnologie più recenti e continueremo a lavorare a stretto contatto con l’industria dell’informazione e quella creativa mentre si avviano all’era dell’IA", ha aggiunto il portavoce.

2. Google multata dall’UE per 2,95 miliardi di euro

La nuova indagine antitrust contro Google arriva a pochi mesi dalla maxi-multa comminata a settembre per violazione delle norme antitrust, con l’accusa di aver favorito illegalmente i propri servizi di pubblicità digitale.

La sanzione da 2,95 miliardi di euro è la quarta imposta dai regolatori della concorrenza dell’UE a Google nell’ultimo decennio.

"Google deve ora proporre un rimedio serio per affrontare i suoi conflitti di interesse e, se non lo farà, non esiteremo a imporre misure drastiche", ha dichiarato la Commissaria alla Concorrenza dell’UE Teresa Ribera.

"I mercati digitali esistono per servire le persone e devono basarsi su fiducia ed equità", ha aggiunto.

La decisione, che Google ha definito "ingiustificata", è stata duramente criticata anche dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che l’ha definita "discriminatoria" e "ingiusta".

Trump ha scritto sui social: "L’Unione europea deve smettere IMMEDIATAMENTE questa pratica contro le aziende americane!"

In passato il presidente USA ha minacciato dazi di ritorsione contro i governi con regolamentazioni digitali troppo restrittive.

3. Meta: scelta per gli utenti UE sugli annunci personalizzati

L’8 dicembre la Commissione europea ha annunciato un successo contro Meta: il colosso statunitense accetterà di offrire agli utenti nell’UE l’opzione di vedere annunci meno personalizzati su Facebook e Instagram.

"È la prima volta che una scelta del genere viene offerta sui social di Meta", ha affermato la Commissione in una nota.

Meta era sotto pressione per modificare le impostazioni pubblicitarie e rispettare il DMA, dopo una decisione di non conformità sul tema della scelta degli utenti emessa dalla Commissione in aprile.

L’azienda ha dichiarato che da gennaio 2026 offrirà agli utenti UE la scelta tra condividere tutti i propri dati per vedere pubblicità completamente personalizzata oppure condividere meno dati per vedere annunci con personalizzazione limitata.

4. X di Elon Musk: multa da 120 milioni di euro per scarsa trasparenza

Nello scontro più acceso dell’anno, la Commissione europea ha imposto una multa da 120 milioni di euro alla piattaforma social X, di proprietà di Elon Musk, per violazione delle norme digitali dell’UE sulla trasparenza, accendendo l’ira di Musk.

La decisione del 5 dicembre è stata la prima multa comminata ai sensi del DSA, al termine di un’indagine durata due anni.

La Commissione ha citato, tra le violazioni, l’uso ingannevole della spunta blu di "verificato", la scarsa trasparenza sulla pubblicità e la mancata concessione di accesso ai dati pubblici per fini di ricerca.

In risposta, Musk ha chiesto che l’UE venga "abolita" in un post sul suo account X. X ha anche bloccato la Commissione dalla possibilità di fare pubblicità sulla piattaforma.

Altre due indagini dell’UE su X sono ancora in corso: una sul modo in cui la piattaforma gestisce i contenuti illegali e un’altra sulle raccomandazioni dell’algoritmo, in particolare per quanto riguarda la radicalizzazione.

5. Apple multata per 500 milioni di euro, Meta per 200 milioni per violazioni del DMA

Ad aprile, nell’ambito della legge antitrust dell’UE per Big Tech, Apple e Meta sono state multate rispettivamente per 500 milioni e 200 milioni di euro per non conformità al DMA.

Le multe sono arrivate dopo un’indagine durata un anno della Commissione europea, che ha concluso che Apple impediva agli sviluppatori di app di comunicare liberamente con i consumatori e che il modello pubblicitario "pay or consent" di Meta costringeva gli utenti a cedere i propri dati personali a meno che non pagassero un abbonamento.

Sia Apple sia Meta hanno criticato la decisione dell’UE.

"Non si tratta solo di una multa; costringere Meta a cambiare modello di business equivale di fatto a imporre un dazio da miliardi di dollari a Meta, obbligandoci peraltro a offrire un servizio inferiore", ha detto Joel Kaplan, responsabile degli Affari Globali di Meta.

UE, i regolatori non arretrano

Nonostante le critiche dagli Stati Uniti e da aziende di tutto il mondo, Ribera ha ribadito la volontà di continuare a pretendere responsabilità dalle società tecnologiche nel quadro delle norme digitali dell’UE.

"È nostro dovere ricordare agli altri che meritiamo rispetto", ha detto Ribera.

"Non entro nel merito di come regolano gli standard sanitari nel mercato statunitense; il mio compito è difendere il buon funzionamento dei mercati digitali in Europa e questo non ha nulla a che vedere con alcun tipo di trattativa congiunta", ha aggiunto.

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