Central european petroleum scopre il più grande giacimento di petrolio convenzionale nella storia della Polonia. Polemiche sul ruolo dello Stato e dubbi sull’indipendenza energetica
È stato definito il più grande giacimento di petrolio convenzionale mai scoperto nella storia della Polonia. A darne notizia è Central european petroleum (Cep), società titolare della licenza di esplorazione, che ha individuato la risorsa sotto il Mar Baltico, a circa sei chilometri da Świnoujście, nei pressi dell’isola di Wolin. Secondo le stime preliminari, il giacimento potrebbe contenere fino a 22 milioni di tonnellate di petrolio e 5 miliardi di metri cubi di gas.
Una quantità pari al fabbisogno annuo di petrolio della Polonia, secondo quanto riferisce l’azienda. Lunedì, Cep ha dichiarato che Varsavia avrà la priorità nel beneficiare delle risorse estratte, ma non tutti ci credono.
Piotr Woźniak, ex Ceo della compagnia statale PGNiG, ha criticato duramente l’annuncio: "La priorità non è la Polonia, ma chi ha scoperto il giacimento. La legge europea è chiara: i diritti spettano a chi lo documenta. A loro interessa il denaro, non la nazione", ha detto in un’intervista a Euronews.
Secondo Woźniak, Cep punta ora a raccogliere fondi per continuare le operazioni, anche mostrando i muscoli a potenziali acquirenti. "Devono documentare, perforare e spendere soldi. E per farlo, devono trovare investitori".
Il manager non risparmia critiche nemmeno allo Stato polacco. Ricorda che Orlen Upstream, società statale fondata nel 2005 proprio per esplorare e produrre idrocarburi, "in 14 anni non ha prodotto nemmeno un metro cubo di gas né un barile di petrolio in Polonia". Si chiede quindi retoricamente: "Com’è possibile che una società piccola come Cep riesca dove lo Stato ha fallito?".
Una svolta energetica per la Polonia? Non esattamente, secondo gli esperti. “Dal punto di vista della politica energetica europea, non è una rivoluzione”, afferma l’analista Wojciech Jakóbik. Tuttavia, aggiunge, “è significativo per gli investimenti nel Mar Baltico: si tratta di un volume molto superiore a quello attualmente estratto nell’area”.
Le dimensioni del giacimento sono infatti compatibili con la capacità di raffinazione annua della Polonia, pari a circa 24 milioni di tonnellate, ma non abbastanza da alterare l’equilibrio energetico europeo.
Jakóbik sottolinea che si tratta comunque di un segnale positivo per gli investitori, che potrebbe aprire la strada a ulteriori esplorazioni. “Anche altri Paesi, come la Germania insieme ai Paesi Bassi, stanno guardando al Mare del Nord. In un’Europa sempre più attenta alla sicurezza energetica, l’estrazione di petrolio e gas torna centrale”.
Resta ora da vedere come la scoperta verrà valorizzata, tra interessi commerciali, strategie geopolitiche e la necessità della Polonia di ridurre la sua storica dipendenza dal gas russo.