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I dubbi della Cassazione sull'intesa tra Italia e Albania sui centri migranti

Nave con migranti portati in Albania
Nave con migranti portati in Albania Diritti d'autore  Copyright 2025 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Fortunato Pinto
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La Suprema Corte esprime dubbi sul protocollo siglato tra Roma e Tirana sulla gestione dei migranti nei centri aperti nei territori albanesi ma gestiti dalle autorità italiane

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Nuova tegola per il governo di Giorgia Meloni sul protocollo di intesa con l'Albania per il trattenimento dei migranti. Negli scorsi mesi l'esecutivo di Roma aveva ampliato l'uso dei centri trasformandoli in hub di rimpatrio per i migranti arrivati in Italia la cui richiesta di asilo è stata respinta e che hanno ricevuto un ordine di espulsione.

In una dettagliata ma non vincolante relazione dedicata alla gestione dei cittadini stranieri trattenuti, con particolare riferimento al protocollo tra Roma e Tirana, la Corte di Cassazione ha messo in luce diverse criticità dell’intesa, sottolineando come anche parte della dottrina abbia sollevato dubbi circa la sua compatibilità con la Costituzione e con il diritto internazionale. Un’attenzione specifica è stata inoltre rivolta al rapporto tra il protocollo e il diritto dell’Unione europea.

Nella relazione predisposta dall'Ufficio del Massimario e del Ruolo, la Suprema Corte esamina l’accordo evidenziandone i profili problematici non soltanto in rapporto ai principi costituzionali, ma anche rispetto alle norme internazionali e comunitarie. Si tratta, spiega il quotidiano il Manifesto, che per primo ha diffuso la notizia, di una mappa a favore dei consiglieri della Cassazione con cui orientarsi sulle novità normative come questo protocollo.

La Cassazione esprime dubbi su violazioni dei diritti fondamentali

Nel passaggio dedicato al legame tra il protocollo Italia-Albania e la Costituzione, si segnalano possibili violazioni di diritti fondamentali, tra cui quello alla salute e il diritto alla difesa. L'accordo, si legge nel documento, non definisce con chiarezza i soggetti a cui si applica, limitandosi a riferirsi genericamente ai "migranti", con il rischio di determinare un trattamento diseguale tra chi è condotto in Italia e chi, invece, viene trasferito nei centri in Albania.

Secondo i giudici della Cassazione, inoltre, l'accordo rischia di compromettere il diritto di asilo, in quanto manca una disciplina precisa delle procedure da seguire. Tali regole sarebbero necessarie per colmare il vuoto giuridico legato al carattere extraterritoriale del trattenimento, garantendo ai migranti condotti in Albania le stesse tutele previste per chi si trova in territorio italiano.

Un’altra osservazione riguarda il trattenimento stesso, che secondo la normativa europea dovrebbe rappresentare l’estrema ratio, mentre nel protocollo diventa di fatto l’unica opzione disponibile, andando così a incidere sulle garanzie previste per la libertà personale.

I dubbi sul trattenimento prolungato e sulle cure mediche

Un ulteriore aspetto critico evidenziato dalla Corte riguarda l’impossibilità, nel caso di cessazione dei presupposti per la detenzione, di liberare immediatamente la persona straniera trattenuta in Albania. Il protocollo prevede che il rilascio avvenga solo sul territorio italiano, ma i tempi tecnici necessari per il trasferimento – via mare o via aerea – potrebbero causare un prolungamento della detenzione oltre i limiti consentiti, dando luogo a un trattenimento non più giustificato, anche per diverse ore o giorni.

Per quanto concerne il diritto alla difesa, la relazione sottolinea che le modalità con cui esso può essere esercitato nei centri albanesi non sono regolamentate da disposizioni normative, bensì affidate alla discrezionalità del "responsabile italiano del centro", con evidenti rischi per l’effettiva tutela dei diritti.

Infine, la Corte richiama l’attenzione sul possibile pregiudizio al diritto alla salute dei migranti trattenuti, garantito dall'articolo 32 della Costituzione. Il protocollo prevede infatti che, in caso di necessità sanitarie non gestibili dalle autorità italiane, sia richiesta la collaborazione delle autorità albanesi. Tuttavia, la qualità dell’assistenza medica disponibile in Albania potrebbe non essere paragonabile a quella assicurata in Italia, con possibili conseguenze negative per la tutela della salute degli interessati.

Opposizione difende la relazione, critiche dalla maggioranza

I rappresentanti dell'opposizione hanno difeso la relazione della Suprema Corte attaccando il governo sul discusso protocollo di intesa siglato con Tirana. "La Corte di Cassazione smonta il protocollo Albania, sottolineando i profili di incostituzionalità dell'intesa per la deportazione dei migranti nei Cpr di Shengjin e Gjadër", ha detto il segretario di Più Europa Riccardo Magi e ha aggiunto: "Il governo è allo sbando costituzionale: lo dimostra il fatto che sta continuando a trasferire migranti in Albania nonostante l'ordinanza del 20 giugno emessa proprio dalla Suprema Corte di Cassazione che di fatto ha smontato la base giuridica su cui si fonda il protocollo con Tirana, affermando che le persone che devono essere espulse non possono essere condotte e poi trattenute in un Paese terzo, in quanto questo rappresenta una violazione della direttiva rimpatri e una illegittima compressione dei loro diritti fondamentali, rimandando la questione alla Corte di Giustizia Ue".

Critico il deputato di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato. "Le decisioni in materia di politica migratoria e accordi internazionali spettano al potere esecutivo e legislativo, cioè a chi ha ricevuto un mandato democratico da parte dei cittadini", ha detto De Corato. "La valutazione sulla costituzionalità di una norma o di un accordo non è attribuita né alla dottrina né a organi tecnici interni al potere giudiziario, ma a due istituzioni precise: il presidente della Repubblica, in sede di promulgazione, e la Corte Costituzionale, qualora venga sollevata una questione formale", ha aggiunto il deputato in forza al partito di maggioranza e poi ha concluso: "Ricordiamo che il protocollo Italia-Albania nasce da esigenze concrete di gestione dei flussi migratori e si inserisce nel solco della cooperazione internazionale. Le eventuali criticità saranno affrontate, come previsto, nelle sedi proprie. Ma la politica, in quanto espressione diretta della volontà popolare, ha il diritto e il dovere di decidere. E va rispettata".

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