Georgescu abbandona. La sua vittoria al primo turno delle elezioni presidenziali romene è stata annullata dalla Corte costituzionale per presunte ingerenze di potenze straniere. Anti-Ue e anti-Nato, il politico sovranista ha fatto incetta di voti su Tik-Tok, a suo dire senza spese elettorali
Il politico nazionalista romeno Calin Georgescu, lascia la politica. Protagonista di una vittoria a sorpresa al primo turno delle presidenziali dello scorso mese di novembre, subito annullate dalla Corte Costituzionale, il sessantatreenne Calin Georgescu, all’epoca candidato indipendente, è stato escluso dalla ripetizione delle elezioni presidenziali svoltesi a maggio per una sua presunta collusione con la Russia.
“Sebbene questo capitolo politico sia finito, resto convinto che i valori per i quali ci siamo battuti rimangano validi” ha dichiarato Georgescu nella sua pagina Facebook aggiungendo: “Cari amici, ho sempre sostenuto che avremmo fatto la storia, non la politica”.
La sua affermazione elettorale nell’autunno del 2024 venne immediatamente considerata come una minaccia per la stabilità della Romania, un Paese chiave per il fianco sud-est di Ue e Nato, conseguenza: le autorità romene aprirono un’inchiesta.
Nonostante le evidenti preoccupazioni per il rischio di una nuova bandiera sovranista in Europa centrale, l'Unione europea non ha evitato critiche contro l'annullamento dei risultati elettorali di novembre e polemiche da parte delle formazioni nazionaliste in Romania.
La scorso febbraio la procura romena ha avviato una procedimento penale a carico di Georgescu per istigazione ad attività anti-costituzionali, sostegno a gruppi neo-fascisti e razzisti.
Georgescu, le accuse di simpatie per il partito fascista
E proprio nel quadro dell’inchiesta questo martedì si è presentato in tribunale per rispondere alla domande della magistratura inquirente di Bucarest.
In un recente passato Calin Georgescu è stato accusato dai suoi critici di avere espresso simpatie nei confronti del passato fascista romeno, risalente agli anni Trenta e Quaranta del ventesimo secolo.
Nel 1940, dopo la conquista del potere da parte del maresciallo Ion Antonescu, sostenuto dal Movimento anti-semita e anti-comunista dei Legionari, il Regno di Romania si schierò con l’Asse assieme alla Germania nazista, all’Italia fascista, alla Bulgaria e al Giappone, partecipando all’invasione dell’allora Unione Sovietica di Stalin.
I sovietici nei mesi precedenti avevano sottratto la Bessarabia e la Bucovina Settentrionale alla Romania, terre ereditate dall’Ucraina dopo il crollo dell'Urss nel 1991, e oggi rivendicate dagli ultra-nazionalisti romeni.
Elezioni romene: processo alla guerra ibrida
La vittoria lampo di Georgescu a novembre ha destato numerosi sospetti negli ambienti europei e atlantici per la sua campagna elettorale da outsider su Tik Tok e sulle altre reti sociali contro l’Unione europea l’impegno occidentale in difesa dell’Ucraina.
La sua narrazione critica verso l’ordine politico europeo ha raccolto consensi in Romania tra il popolo dei delusi della politica.
Secondo le accuse da parte dell'establishment romeno, Georgescu era una quinta colonna della disinformazione del Cremlino, come altri partiti e leader sovranisti europei.
I suoi messaggi politici per via digitale gli hanno garantito un grosso successo, riuscendo a battere i principali candidati dei partiti tradizionali come l’allora primo ministro uscente, il socialista Marcel Ciolacu.
Il rompicapo politico costituzionale romeno si è concluso il 18 maggio 2025 con la vittoria alle presidenziali del liberal-conservatore Nicușor Dan contro il sovranista nazionalista George Simion dell’Alleanza per l’unione dei Romeni (Aur).
Georgescu ha militato in passato nelle file di Aur, ma è stato espulso nel 2022 per “russofilia” e posizioni anti Nato. Tuttavia, non ha nascosto un certo grado di affinità politica con Simion nella tornata elettorale annullata e nei due turni delle presidenziali di questo mese.