Il Parlamento spagnolo propone sanzioni per chi disturba le conferenze stampa, dopo il caos causato dall’attivista di destra Bertrand Ndongo. Il giornalismo parlamentare è sotto pressione
Il Parlamento spagnolo sta valutando una riforma che prevede sanzioni per chi ostacola il regolare svolgimento delle conferenze stampa istituzionali, dopo che la scorsa settimana un attivista di estrema destra ha causato il caos in un incontro con i media. L’obiettivo è proteggere il lavoro giornalistico all’interno del Congresso e garantire il diritto all’informazione dei cittadini.
Il caso che ha acceso la miccia è quello di Bertrand Ndongo, influencer politico e collaboratore di Periodista Digital, che si è rifiutato di cedere la parola durante una conferenza della portavoce del partito Sumar, Verónica Barbero, affermando: "Non rimarrò in silenzio", mentre impediva a un altro giornalista di fare domande. La scena ha provocato la reazione immediata dei cronisti presenti, che hanno abbandonato la sala in segno di protesta.
Associazione dei Giornalisti: “Serve tutela da abusi"
In risposta all'incidente, l’Associazione dei Giornalisti Parlamentari ha emesso un duro comunicato in cui condanna il comportamento di alcuni accreditati al Congresso, accusati di ostacolare deliberatamente l’esercizio della professione giornalistica. "Soffriamo insulti, abusi e minacce, persino tentativi di doxxing", ha denunciato l’organizzazione, riferendosi alla pratica di rendere pubbliche informazioni personali come indirizzi e numeri di telefono.
Secondo i giornalisti, questo clima ostile mina il diritto costituzionale all’informazione e riduce la credibilità dell’ambiente parlamentare, che dovrebbe invece essere un luogo di trasparenza e responsabilità pubblica.
La riforma in discussione
La proposta di riforma, discussa martedì alla Camera bassa del Parlamento, prevede un nuovo regolamento per gli accreditamenti stampa e l’introduzione di sanzioni progressive. Tra le misure: sospensione temporanea per dieci giorni in caso di infrazioni minori, fino alla revoca del pass per un massimo di cinque anni per chi insulta, scredita colleghi o ostacola il lavoro giornalistico.
La riforma gode del sostegno di diversi partiti: PSOE, Sumar e il catalano Junts, ma è osteggiata dal Partito Popolare (PP) e da Vox, che la considerano una minaccia alla libertà di stampa.
"Il governo vuole epurare i giornalisti scomodi a Pedro Sánchez", ha affermato Pepa Millán, portavoce di Vox. Dura la replica del PSOE: "Non si tratta di censura, ma di proteggere il giornalismo vero da chi semina odio e disinformazione", ha risposto Patxi López, difendendo il provvedimento.
Pseudo-media e informazione tossica: il Parlamento lancia l’allarme
Il vicepresidente del Congresso, Alfonso Rodríguez Gómez de Celis, ha denunciato l’ingresso nel Parlamento di presunti giornalisti che, in realtà, promuovono fake news e retoriche d’odio. "Gli pseudo-media stanno erodendo la nostra democrazia", ha dichiarato.
In un contesto in cui l’informazione è sempre più frammentata e i social media sostituiscono i canali tradizionali — con il 42 per cento dei giovani europei che dichiara di usarli come principale fonte di notizie — la Spagna cerca di rafforzare il presidio della verità giornalistica contro l’ondata di disinformazione che si diffonde online.
Mentre i media tradizionali affrontano una crisi di fiducia e sostenibilità, il Parlamento spagnolo si trova di fronte alla sfida di bilanciare libertà di stampa e responsabilità professionale.