Ostacolato dalla guerra nella Striscia di Gaza, il progetto del Corridoio economico India-Medio Oriente-Stati Uniti (Imec) sta ritrovando slancio con il ritorno al potere di Donald Trump e la guerra commerciale
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la guerra commerciale avviata dalla sua amministrazione hanno riportato al centro dell'attenzione il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa. Formalizzato nel 2023 in occasione di un vertice del G20, il progetto, noto anche come "via delle spezie", mira a facilitare il flusso di merci, energia e dati. La nuova rotta commerciale collegherebbe l'Europa all'India attraverso Israele e le monarchie del Golfo, aggirando in tal modo il Canale di Suez.
"Mai come adesso servono nuovi accordi strategici"
"Abbiamo bisogno più che mai di stringere nuovi accordi strategici, perché non solo dobbiamo affrontare i problemi che abbiamo con la Cina, ma dobbiamo anche affrontare il fatto che ora siamo in competizione tra Stati Uniti, Cina ed Europa", ha dichiarato a Euronews Morten Løkkegaard, eurodeputato danese del gruppo Renew Europe.
"La produzione in India è molto più vicina all'Europa che alla Cina", il che può ridurre i tempi di consegna, aggiunge Niels Flemming Hansen, eurodeputato danese (Ppe) e vicepresidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con l'India. Sono in discussione diversi punti di ingresso in Europa: il porto del Pireo in Grecia, quello di Marsiglia in Francia e quello di Trieste in Italia.
"Dovremmo pensare all'Imec non come a una linea ma come a una rete, in modo che la sua stessa resilienza e capacità di resistere alle perturbazioni sarebbe notevolmente aumentata se fosse basata su diversi punti di ingresso", afferma Alberto Rizzi, ricercatore politico presso l'European council on foreign relations (Ecfr), prima di aggiungere che"la Francia sembra essere in vantaggio rispetto alle altre parti europee".
I diversi obiettivi dei Paesi coinvolti
Non tutti i Paesi partecipanti hanno però gli stessi obiettivi, afferma il ricercatore. Oltre a un migliore accesso ai mercati europei e del Golfo, l'India sta cercando un modo per sfuggire alla strategia di accerchiamento della Cina. Le monarchie del Golfo vedono invece nel progetto un'opportunità per posizionarsi al centro dei mercati futuri. Da parte sua, l'Unione Europea sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalla Cina attraverso una strategia di diminuzione dei rischi.
"È anche un modo per avvicinare all'orbita europea non solo la più grande democrazia del mondo, ma anche il Paese più popoloso del mondo e un potenzialmente enorme partner commerciale e industriale, l'India", aggiunge Alberto Rizzi. Mentre la nuova rotta delle spezie è vista come un mezzo per competere con il progetto delle nuove "vie della seta" avviato da Pechino, il ricercatore dubita della sua capacità di rivaleggiare con il corridoio economico cinese.
Anche gli Stati Uniti alla finestra
"Non dovremmo vedere l'Imec come un concorrente perché la nuova via della seta è un'iniziativa globale della Cina che comprende essenzialmente tutto il mondo, mentre l'Imec ha una dimensione fondamentalmente regionale", afferma il ricercatore. "Non dobbiamo vedere, soprattutto nel caso dei Paesi del Golfo, l'impegno verso l'Imec come un modo per chiudere la porta alla Cina", insiste.
Sebbene il progetto della nuova rotta delle spezie sia stato rallentato dalla guerra nella Striscia di Gaza, ora sembra godere di un nuovo interesse. L'Unione Eeropea e gli Stati del Golfo non sono gli unici a corteggiare il gigante asiatico. Anche gli Stati Uniti sono alla finestra, come dimostra il recente viaggio del vicepresidente americano J.D. Vance in India per negoziare un accordo commerciale bilaterale tra Washington e Nuova Delhi.