L'Unione Europea sta promuovendo uno storico riarmo di fronte alla minaccia russa, ma in Spagna le discrepanze nella coalizione di governo e le critiche dell'opposizione evidenziano la mancanza di consenso su come rafforzare la sicurezza europea
L'Europa si prepara a uno storico riarmo di fronte alle crescenti minacce geopolitiche. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato un piano ambizioso per essere pronti entro il 2030: mobilitare fino a 800 miliardi di euro in difesa per proteggere il continente da possibili minacce esterne, nel bel mezzo della guerra della Russia in Ucraina.
Da parte sua la Nato chiede che la spesa militare superi il 2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) di ogni Paese membro entro il 2029 e punta addirittura al 3. Una cifra che non sembra soddisfare Donald Trump, che ha chiesto alle nazioni dell'Alleanza di raggiungere il 5 per cento.
In questo contesto, la Spagna si sta muovendo. Martedì il governo ha approvato un trasferimento di circa due miliardi di euro per la difesa, cifra destinata a programmi già in corso, come ha spiegato la portavoce Pilar Alegría dopo un riunione del consiglio dei ministri.
Il governo insiste sul suo impegno a raggiungere il 2 per cento del Pil "il prima possibile", anche se evita di fissare date.
José Antonio Rodríguez, deputato del partito socialista (Psoe) e portavoce del gruppo per la difesa, ha riconosciuto che è il momento di investire nella sicurezza.
"È un momento strategico, c'è una minaccia reale, che si avvicina ogni giorno di più, e dobbiamo essere preparati per non ripetere gli errori della Seconda guerra mondiale", ha detto Rodríguez a Euronews.
Il deputato non si riferisce solo agli armamenti, ma anche alla necessità di migliorare la sicurezza informatica di fronte agli attacchi ibridi, ricordando che la Spagna è stata il secondo Paese più colpito al mondo in termini di infrastrutture critiche la scorsa settimana.
Spagna, "sani disaccordi" nel governo sul riarmo Ue
La coalizione di governo, guidata dai socialisti, ha mostrato alcune crepe sul tema. Mentre il Psoe vede l'aumento come un investimento in sicurezza e autonomia strategica, l'alleato di sinistra Sumar non è d'accordo.
La ministra della Salute, Mónica García, ha riconosciuto "sane discrepanze" sul rafforzamento militare, anche se voci all'interno di Sumar si sono spinte fino a chiedere l'uscita dalla Nato.
In altri Paesi, come la Germania, si è registrato un maggiore consenso tra le forze conservatrici e progressiste sui maggiori investimenti militari.
"Il dibattito non è su quanto spendere, ma su come. L'Europa investe già più della Russia, ma abbiamo bisogno di una politica estera comune e di sovranità energetica piuttosto che di un classico riarmo", ha detto a Euronews Alberto Ibáñez, deputato di Sumar.
Ibáñez ha criticato il piano europeo come "una ricetta obsoleta" e ha messo in guardia dalla dipendenza dall'industria degli armamenti stranieri, invitando alla diplomazia.
Dall'opposizione, il Partito popolare sostiene il rafforzamento militare, ma si scaglia contro la gestione del governo di Pedro Sánchez.
Carlos Rojas, portavoce dei Popolari sulla difesa, ha dichiarato a Euronews che è necessario aumentare le spese militari "per la nostra sicurezza e per i valori europei, ma il governo non ha un piano ed è diviso".
Il partito nazionalista Vox chiede invece da anni maggiori investimenti militari, con particolare attenzione alla sovranità nazionale.
"È essenziale proteggere le nostre frontiere, soprattutto quelle del Nord Africa", ha affermato il capo della delegazione del partito a Bruxelles, Jorge Buxadé.
Tuttavia, pur sostenendo la cooperazione europea, Buxadé rifiuta il ruolo di primo piano di Bruxelles nel riarmo, poiché lo considera "frutto di improvvisazione" e ritiene fattibile raggiungere il 5 per cento del Pil per la difesa tagliando le spese "superflue".