I risultati del sondaggio precedono un vertice dei leader della Nato in cui si prevede di più che raddoppiare l'obiettivo di spesa per la difesa dell'Alleanza. Fa eccezione l'Italia, dove la maggior parte degli intervistati si è detta contraria
Il sostegno all'aumento della spesa militare appare ampio in Europa, benché la maggior parte delle persone sembri ritenere impossibile immaginare di raggiungere un'indipendenza dagli Stati Uniti, in materia di sicurezza e difesa, entro la fine del decennio.
A spiegarlo è un nuovo sondaggio, che ha preso in considerazione le risposte fornite da 16.400 intervistati in dodici Paesi europei e curato dallo European Council of Foreign Relations (Ecfr, centro di ricerca indipendente specializzato in politica estera e di sicurezza). La maggior parte degli intervistati si è appunto dichiarata favorevole a un aumento degli stanziamenti nazionali per la difesa, con maggioranze particolarmente ampie in Polonia, Danimarca, Regno Unito, Estonia e Portogallo.
Italia in controtendenza: la maggioranza è contraria al riarmo
In Romania i favorevoli sono risultati essere il 50 per cento, mentre le quote scendono in Spagna (46 per cento), Francia (45 per cento), Ungheria (45 per cento), Germania (47 per cento) e Svizzera (40 per cento). Unica eccezione è risultata essere l'Italia: la maggioranza (57 per cento) si è dichiarata "in parte" o "fortemente" contraria all'aumento delle spese militari.
Tuttavia, il sondaggio rileva anche un forte scetticismo sulla capacità dell'Ue di rendersi indipendente dagli Stati Uniti in termini di difesa e sicurezza entro i prossimi cinque anni. Solo in Danimarca e Portogallo la maggioranza degli intervistati si sente ottimista sulla possibilità di raggiungere un'autonomia prima della fine del decennio. Anche in Francia e Romania la maggior parte degli intervistati sembra credere che ciò sia possibile (rispettivamente 44 e 45 per cento).
In Polonia, Estonia e Spagna scettici sull'autonomia dagli Stati Uniti
Ma la maggior parte degli intervistati in Polonia, Estonia e Spagna pensa il contrario. Così come in Italia e Ungheria, dove rispettivamente il 54 e il 51 per cento ritiene che l'autonomia europea in materia di sicurezza e difesa sia "molto difficile" o "praticamente impossibile" da raggiungere nei prossimi cinque anni.
I tedeschi, invece, si sono divisi più o meno equamente sulla questione, con il 44 per cento che la ritiene possibile da realizzare e il 45 per cento che la considera difficile o piuttosto impossibile.
Tuttavia, secondo il sondaggio, il sostegno all'Ucraina non è subordinato al mantenimento degli aiuti da parte di Washington. La maggioranza degli intervistati è contraria all'idea che l'Europa ritiri il suo sostegno militare all'Ucraina, che spinga l'Ucraina a rinunciare al territorio occupato dalla Russia o che elimini le sanzioni economiche contro la Russia, anche se gli Stati Uniti cambiassero la loro politica su questi punti.
L'effetto Donald Trump e l'emersione di sentimenti anti-americani
I risultati sono in parte determinati dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dalla retorica antieuropea che lui e alcuni membri della sua amministrazione hanno usato proprio sulla difesa, così come sul commercio internazionale, che ha stimolato l'emergere di sentimenti anti-americani in alcuni Paesi europei.
Tuttavia, sebbene la maggioranza dei cittadini in dieci Paesi su dodici ritenga che Trump stia danneggiando le relazioni tra l'Ue e gli Stati Uniti, prevale l'opinione secondo la quale le relazioni torneranno migliori una volta che avrà lasciato l'incarico.
I risultati del sondaggio sono stati resi pubblici alla vigilia del vertice annuale all'Aia al quale parteciperanno i 32 leader degli Stati membri della Nato. Trump ha chiesto che l'obiettivo di spesa per la difesa dell'Alleanza venga innalzato dall'attuale 2 per cento del PIL al 5 per cento e ha posto dubbi sul sostegno a lungo termine di Washington alla sicurezza europea.
La Spagna si chiama fuori: "Spesa militare al 5 per cento del Pil irragionevole e controproducente"
La proposta attualmente in discussione prevede un aumento al 3,5 per cento della spesa militare di base, con un ulteriore 1,5 per cento per gli investimenti legati alla difesa, che comprenderebbero infrastrutture, cybersicurezza e fondi per promuovere un approccio alla sicurezza che coinvolga l'intera società.
Tuttavia, la Spagna ha frenato sul nuovo obiettivo, che deve essere approvato all'unanimità da tutti gli alleati: la scorsa settimana il primo ministro Pedro Sánchez ha scritto in una lettera indirizzata al segretario generale della Nato Mark Rutte che Madrid "non può impegnarsi in un obiettivo di spesa specifico in termini di Pil".
"Per la Spagna, impegnarsi su un obiettivo del 5 per cento non solo sarebbe irragionevole, ma anche controproducente, in quanto allontanerebbe la Spagna dalla spesa ottimale e ostacolerebbe gli sforzi in corso nell'Ue per rafforzare il suo ecosistema di sicurezza e difesa", ha precisato Sánchez nella missiva, che l'Associated Press ha potuto consultare.
Il nodo delle deroghe alle regole di bilancio in Europa
L'indagine dell'Ecfr indica però che gli intervistati in Spagna appaiono più preoccupati che il loro Paese non spenda abbastanza per la difesa, a scapito della loro sicurezza, piuttosto che spenda troppo a scapito di altri settori della spesa pubblica. La distanza tra le due posizioni è però minima. Inoltre, la grande maggioranza, tuttavia, non si è pronunciata sulla questione.
Sulla stessa questione, i dodici Paesi si sono divisi equamente: Danimarca, Regno Unito, Polonia, Romania e Germania si sono uniti alle loro controparti spagnole, mentre gli altri sei Paesi si sono espressi a favore della posizione opposta.
L'Ue ha cercato di placare alcuni timori con il suo programma di potenziamento della produzione e dell'impiego della difesa, che spera di spingere gli Stati membri a investire 800 miliardi di euro nel settore nei prossimi quattro anni.
La principale potenza finanziaria del piano deriva dalla possibilità per gli Stati membri di concedere deroghe rispetto alle rigide regole di bilancio europee, a condizione che la spesa aggiuntiva sia destinata esclusivamente alla difesa. Cosa che non è stata fatta però per altre emergenze, come quella della lotta ai cambiamenti climatici.
L'altro pilastro, chiamato SAFE, prevede che la Commissione fornisca prestiti agli Stati membri a tassi preferenziali rispetto a quelli che la maggior parte di essi otterrebbe raccogliendo il denaro sul mercato. L'organismo esecutivo di Bruxelles sta inoltre consentendo di reinvestire nel riarmo i fondi Ue ancora non utilizzati, precedentemente destinati ad altri programmi.
La difesa dovrebbe essere uno dei temi principali all'ordine del giorno del vertice dei leader dell'Ue che si terrà giovedì a Bruxelles.