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Stretta del governo Meloni sulla cittadinanza per i discendenti di italiani all'estero: cosa cambia

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani parla durante la presentazione del Piano d'azione per l'export nei mercati extra Ue, Roma, 21 marzo 2025
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani parla durante la presentazione del Piano d'azione per l'export nei mercati extra Ue, Roma, 21 marzo 2025 Diritti d'autore  Roberto Monaldo/LaPresse
Diritti d'autore Roberto Monaldo/LaPresse
Di Filippo Gozzo
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I discendenti nati all'estero saranno automaticamente cittadini solo se hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. Già approvato anche un disegno di legge con ulteriori modifiche. I timori delle comunità in Argentina e Brasile

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Il governo della premier italiana Giorgia Meloni ha apportato una stretta all'ottenimento della cittadinanza per i discendenti di italiani nati all'estero.

In base al "pacchetto cittadinanza" varato sabato dal Consiglio dei ministri, "saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita", si legge nella nota del Ministero degli esteri.

Inoltre, i figli di italiani "acquisteranno automaticamente la cittadinanza se nascono in Italia oppure se, prima della loro nascita, uno dei loro genitori cittadini ha risieduto almeno due anni continuativi in Italia".

In questo modo, se un cittadino italiano non ha mai risieduto nel nostro Paese, non potrà trasmettere la cittadinanza ai figli per discendenza.

Il decreto legge si applica subito ma non è retroattivo: chi è stato già riconosciuto cittadino italiano da un tribunale, da un Comune o da un consolato, resterà tale.

Successivamente, con un disegno di legge, l'esecutivo introdurrà ulteriori modifiche alla legge sulla cittadinanza.

Agli italiani nati e residenti all'estero verrà imposto "di mantenere nel tempo legami reali con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni 25 anni", spiega il Ministero degli Esteri.

Tra queste azioni rientrano votare, rinnovare il passaporto o la carta d’identità, mantenere una situazione anagrafica regolare.

È inoltre richiesto di registrare l'atto di nascita all'anagrafe prima del compimento dei 25 anni di età.

"La riforma è di grande importanza perché punta a rinforzare il legame tra chi vuole essere cittadino italiano e l'Italia", ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

"Non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana, ma verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di 'commercializzazione' dei passaporti italiani. La cittadinanza deve essere una cosa seria".

L'attaccante dell'Inter Miami Lionel Messi festeggia il gol durante la partita di Mls contro il Philadelphia Union, 29 marzo 2025, Fort Lauderdale, Florida
L'attaccante dell'Inter Miami Lionel Messi festeggia il gol durante la partita di Mls contro il Philadelphia Union, 29 marzo 2025, Fort Lauderdale, Florida Rebecca Blackwell/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.

Come funziona la legge sulla cittadinanza in Italia

In Italia l'ottenimento della cittadinanza è regolato dal principio dello ius sanguinis, in base alla legge del 1992: se almeno uno dei genitori ne è in possesso, allora il figlio o la figlia la eredita automaticamente.

Nel nostro Paese, però, anche chi riesce a dimostrare una discendenza diretta da un cittadino italiano può farne richiesta e può vedersi concessa la cittadinanza.

Negli anni, infatti, è stata riconosciuta anche a persone senza alcun legame concreto con l'Italia ma che discendevano alla lontana da un avo italiano.

Il fenomeno più conosciuto e familiare è forse quello degli oriundi nel mondo dello sport, cioè giocatori e atleti (soprattutto argentini e brasiliani) "naturalizzati" perché discendenti da antenati italiani, come ad esempio i calciatori della nazionale Mauro Gérman Camoranesi, Jorginho e Thiago Motta.

Il caso più emblematico è quello del fuoriclasse del pallone Lionel Messi. L'argentino è in possesso della cittadinanza italiana grazie al suo trisavolo Angelo Messi, nato nel 1886 a Recanati, in provincia di Macerata, e poi emigrato in Argentina per cercare fortuna.

Nel 2010 il padre il Leo, Jorge, è andato proprio a Recanati per cercare di ottenere la cittadinanza italiana per il figlio.

Oggi, con la stretta del governo Meloni, non gli verrebbe più concessa.

La premier italiana Giorgia Meloni incontra il presidente argentino Javier Milei a Palazzo Chigi a Roma, 13 dicembre 2024
La premier italiana Giorgia Meloni incontra il presidente argentino Javier Milei a Palazzo Chigi a Roma, 13 dicembre 2024 Alessandra Tarantino/Copyright 2024 The AP. All rights reserved

Argentina e Brasile: i timori della comunità sudamericana

Secondo la Farnesina, i procedimenti giudiziari pendenti per l’accertamento della cittadinanza sono oltre 60mila.

I Paesi maggiormente coinvolti sono Argentina e Brasile, che hanno ampie comunità anche sul territorio italiano.

Il primo Stato tra il 2023 e il 2024 è passato da 20mila riconoscimenti della cittadinanza italiana a 30mila; il secondo da 14mila a 20mila.

Solo in Argentina, ci sono 25 milioni di discendenti di italiani e 1,5 milioni di persone sono già in possesso della cittadinanza.

Nel Paese la notizia è stata accolta con stupore e, in alcuni casi, anche con timore. Il quotidiano La Nación ha parlato di "Drastica svolta, una cattiva notizia per migliaia di argentini che mirano a ottenere un passaporto italiano per trasferirsi in Europa".

Per il Clarín si tratta, invece, di una "dura restrizione che esclude migliaia di argentini che avrebbero potuto scavare a fondo nella loro storia familiare per cercare di ottenere l'ambito passaporto italiano".

Tra gli argentini che hanno ottenuto la cittadinanza l'anno scorso figura anche il presidente Javier Milei

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