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L'Europa dovrebbe arruolare altri 300mila soldati per affrontare da sola la minaccia della Russia

Soldati dell'esercito lituano partecipano all'esercitazione militare lituano-polacca Brave Griffin 24/II.
Soldati dell'esercito lituano partecipano all'esercitazione militare lituano-polacca Brave Griffin 24/II. Diritti d'autore  AP Photo
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Di Paula Soler
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Le forze armate in Europa sono sotto pressione per la minaccia russa e il disimpegno Usa: con bilanci limitati per la difesa potrebbe tornare la leva? La Nato ci pensa, molti Paesi hanno già modelli ibridi a cui guardare

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I Paesi europei si trovano oggi, davanti alla minaccia russa, a fare i conti con la scelta di ridimensionare i propri eserciti presa dopo la fine della Guerra Fredda.

Un attore chiave nella dimensione militare europea, come la Francia, ha sospeso per esempio il servizio di leva e ha visto una riduzione delle sue forze armate del 38 per cento dagli anni '90.

In Europa solo Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Norvegia, Svizzera e Turchia non hanno mai sospeso il servizio di leva.

"Ora, la cosa più urgente è essenzialmente avere abbastanza truppe per mantenere la linea, non necessariamente per combattere i russi, ma per inviare un forte messaggio di deterrenza", ha dichiarato a Euronews Alexandr Burilkov, ricercatore dell'Università Leuphana di Lüneburg.

"Se doveste provare a fare quello che avete fatto nel febbraio 2022, non avrete successo", sarebbe il messaggio da inviare secondo Burilkov, che si riferisce all'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia.

Il ricercatore della Leuphana è uno dei coautori di un'analisi congiunta del think-tank Bruegel e dell'Istituto di Kiel, che stima che l'Europa avrà bisogno di altri 300mila soldati per difendersi, oltre agli attuali 1,47 milioni compresi quelli del Regno Unito.

"Negli ultimi due anni, i russi hanno messo la loro economia e la loro società in gran parte su un piano di guerra", precisa Burilkov, aggiungendo che "se fatto collettivamente, il potenziamento delle capacità di difesa non è una spesa irrealizzabile, soprattutto considerando le conseguenze".

La Nato ragiona su come aumentare le truppe: leva o riservisti?

Gli alleati della Nato stanno attualmente discutendo su come farlo, sia in termini di equipaggiamento che di personale e la coscrizione militare è parte del dibattito, ha detto un funzionario dell'Alleanza a Euronews, aggiungendo che per garantire una difesa collettiva efficace nell'ambiente attuale, sono necessarie più forze per realizzare i piani di difesa dell'alleanza.

"Come generare queste forze, se utilizzare il sistema di coscrizione, le forze di riserva o altri modelli, è una decisione nazionale sovrana presa dagli alleati", ha detto il funzionario.

L'alleanza transatlantica non determina le politiche militari nazionali, ma può inoltrare richieste e coordinare gli sforzi tra i Paesi membri in termini di buone pratiche, sfide da affrontare e mantenimento degli standard.

Secondo il funzionario interpellato da Euronews, la Nato saranno tutti temi in cima all'agenda nei prossimi mesi.

Quali Paesi Ue sono intervenuti sulle forze armate dopo l'invasione dell'Ucraina

Servizi di intelligence hanno messo in guardia da un potenziale attacco russo a uno Stato membro della Nato entro cinque anni e l'incertezza sul disimpegno degli Stati Uniti dalla sicurezza e dalla Nato, in seguito al ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, ha fatto il resto.

In seguito all'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina, Stati baltici come la Lettonia e la Lituania hanno implementato diversi modelli di coscrizione per espandere le proprie forze armate. Anche la Croazia prevede di reintrodurre il servizio militare obbligatorio quest'anno.

Finlandia ed Estonia hanno già un servizio militare obbligatorio. Danimarca, Lituania e Lettonia utilizzano un sistema di coscrizione a sorteggio, mentre Norvegia e Svezia hanno un servizio selettivo obbligatorio.

Non esiste una soluzione unica per tutti, ma i ricercatori di Carnegie Europe, in un documento programmatico del 2024, sostengono che si possono trarre lezioni dagli Stati nordici e baltici.

Questi Paesi hanno introdotto diversi incentivi per rendere il servizio militare più attraente, tra cui benefici finanziari e opportunità successive di studio e lavoro, sul modello degli Stati Uniti.

La Lituania, ad esempio, offre un sostegno finanziario a coloro che si arruolano volontariamente, oltre a un'assistenza per l'occupazione e l'istruzione durante e dopo il servizio militare.

In Estonia le Forze di Difesa collaborano con i datori di lavoro privati, nell'ambito di programmi come il Cyber Conscription in cui si cerca di migliorare le competenze informatiche per poi applicarle al mondo del lavoro.

Solo il 32% degli europei combatterebbe in guerra: in Italia il 14%

"Molte forze armate stanno attraversando un processo di riconsiderazione di quali ruoli debbano essere militari e quali civili, perché la natura della guerra e della sicurezza nazionale sta cambiando", ha osservato Linda Slapakova, ricercatrice presso RAND Europe.

Tuttavia, non tutti sono d'accordo sulla necessità di ripristinare il servizio militare obbligatorio, un'opzione giuridicamente impossibile in alcuni Paesi e politicamente implausibile o improbabile in altri.

"Se si considera solo l'esercito, c'è molto da fare in termini di infrastrutture per l'addestramento, per sottoporre le persone a controlli medici e per farle iscrivere all'addestramento e al servizio", ha detto Slapakova a Euronews, sottolineando che questo tipo di infrastrutture non esiste in molti Paesi.

"Se l'obiettivo è solo quello di migliorare la capacità delle forze armate, penso che ci siano molte altre questioni che i Paesi possono considerare prima di iniziare a prendere in considerazione qualcosa come l'obbligo per i giovani di entrare nell'esercito o nel servizio civile", ha aggiunto la ricercatrice di RAND Europe.

Un sondaggio Gallup condotto lo scorso anno ha rilevato che solo il 32 per cento dei cittadini dell'Ue sarebbe disposto a difendere il proprio Paese in caso di guerra.

Nelle principali economie dell'Ue come l'Italia, la Germania e la Spagna, i numeri sono ancora più bassi: solo il 14 per cento degli italiani, il 23 per cento dei tedeschi e il 29 per cento degli spagnoli ha dichiarato che sarebbe disposto a combattere per il proprio Paese in tempo di guerra.

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