L'Iran avverte l'Italia che i rapporti tra i due Paesi potrebbero peggiorare se l'ingegnere arrestato a Malpensa non verrà rilasciato. Il caso è inevitabilmente intrecciato con l'arresto della giornalista italiana Cecilia Sala a Teheran
Il caso della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata a Teheran il mese scorso, mette a dura prova i rapporti tra Italia e Iran.
Le autorità iraniane hanno avvertito Roma che rischia di danneggiare le relazioni bilaterali se si piegherà agli "obiettivi politici e ostili" degli Stati Uniti detenendo l'ingegnere iraniano Mohammad Abedini su mandato degli Stati Uniti in relazione all'attacco di un drone in Giordania dello scorso anno che ha ucciso tre soldati americani.
Teheran ha lanciato l'avvertimento all'ambasciattice italiano in Iran, Paola Amadei, che è stata convocata al ministero degli Esteri, come riferisce l'agenzia di stampa ufficiale Irna.
L'incontro ha avuto luogo un giorno dopo che l'Italia ha convocato l'ambasciatore iraniano per la detenzione della giornalista italiana Cecilia Sala a Teheran.
Le convocazioni diplomatiche, una dietro l'altra, hanno sottolineato come il groviglio di tre Paesi sulla sorte dei due prigionieri si stia complicando per l'Italia, che è un tradizionale alleato di Washington ma intrattiene anche buone relazioni con Teheran.
Le accuse contro Abedini e l'intreccio con l'arresto di Sala
Mohammad Abedini è stato arrestato dalle autorità italiane all'aeroporto di Milano Malpensa su mandato degli Stati Uniti il 16 dicembre. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti lo accusa, insieme a un altro cittadino iraniano, di aver fornito all'Iran la tecnologia dei droni utilizzati nell'attacco del gennaio 2024 a un avamposto statunitense in Giordania, che ha causato la morte di tre soldati americani.
Tre giorni dopo, la giornalista italiana che collabora con quotidiano Il Foglio e Chora Media è stata arrestata a Teheran. Era arrivata nel Paese il 13 dicembre con un visto da giornalista ed è stata arrestata con l'accusa di aver violato le leggi della Repubblica islamica, ha dichiarato l'Irna.
Il Foglio ha dichiarato che Sala è detenuta nel carcere di Evin di Teheran, noto per la detenzione dei dissidenti. Fonti italiane hanno ipotizzato che l'Iran trattenga Sala come merce di scambio per garantire il rilascio di Abedini.
Secondo l'Irna, un funzionario del ministero degli Esteri, Majid Nili Ahmadabadi, ha dichiarato a Paola Amadei che la detenzione di Abedini da parte di Roma è un "atto illegale che viene fatto sulla base della richiesta degli Stati Uniti e in linea con gli obiettivi politici e ostili del Paese di tenere in ostaggio cittadini iraniani in vari punti del mondo".
Attesa per l'udienza di Abedini, su Sala: "Prego per lei"
Tutti gli occhi saranno puntati sulla Corte d'Appello di Milano, che ha fissato per il 15 gennaio l'udienza per decidere se tenere Abedini nel carcere milanese di Opera o concedergli gli arresti domiciliari in attesa dell'inizio del lungo processo di estradizione in America.
Il governo statunitense non ha commentato pubblicamente la petizione di Abedini, ma in passato si è lamentato con il ministero della Giustizia italiano per almeno cinque casi di sospetti ricercati dagli Stati Uniti che sono fuggiti dall'Italia prima di poter essere estradati.
Venerdì, l'avvocato di Abedini, Alfredo De Francesco, ha visitato il suo cliente in carcere e ha detto di avergli chiesto di Sala. Il legale ha detto che Abedini aveva sentito parlare del caso di Sala all'interno del carcere e non capiva quale fosse il collegamento con lui. "Mi ha chiesto se fosse stata arrestata e come fosse stata arrestata, e perché in qualche modo volessero collegarla a lui", ha detto l'avvocato. "Gli ho spiegato la situazione, anche quello che si dice in televisione, perché è inutile negarlo, ma gliel'ho spiegato", ha aggiunto.
Abedini accusato di violazione del controllo delle esportazioni
I procuratori federali statunitensi hanno accusato Abedini e il suo coimputato di violazione del controllo delle esportazioni dopo che gli specialisti dell'Fbi hanno analizzato il sistema di navigazione del drone utilizzato nell'attacco in Giordania e sono risaliti a loro.
I procuratori statunitensi hanno dichiarato che l'azienda di Abedini, con sede a Teheran, produce sistemi di navigazione per il programma militare di droni della Guardia Rivoluzionaria paramilitare iraniana.
L'ambasciata iraniana in Italia ha collegato il destino di Sala a quello di Abedini, affermando in una dichiarazione pubblicata su X che rispetterà i diritti di Sala e si aspetta che l'Italia faccia lo stesso per Abedini. Tradizionalmente, l'Iran ha intrattenuto relazioni diplomatiche tranquille con l'Italia rispetto ad altri Paesi europee come Regno Unito, Francia e Germania. Questi Paesi accusano abitualmente Teheran di fornire missili balistici a corto raggio alla Russia e di produrre uranio per uso militare, accuse che l'Iran nega.
I genitori di Sala chiedono il silenzio stampa
La famiglia della giornalista italiana ha chiesto, intanto, il silenzio stampa. "Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. La fase a cui siamo arrivati è molto delicata e - scrivono i genitori di Sala - la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta".
Il governo italiano, secondo fonti locali, avrebbe ribadito che le condizioni della giornalista trattenuta nel carcere di Evin, senza un letto e in una cella costantemente illuminata, sono diverse da quelle di Abedini a Opera. "A tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali", riferiscono le autorità italiane.