In caso di mancata collaborazione da parte delle autorità di Budapest, dopo che un mandato d'arresto europeo è stato spiccato contro l'ex ministro polacco Romanowski, Varsavia dichiara di essere pronta a chiedere l'intervento della Corte di giustizia europea
La Polonia vuole trascinare l'Ungheria di fronte alla Corte di giustizia europea per la decisione di concedere asilo politico a Marcin Romanowski, esponente dell'opposizione polacca ricercato poiché accusato di corruzione. A renderlo noto è stato il vice-ministro degli Esteri del governo di Varsavia, Andrzej Szejna.
Contro Romanowski spiccato un mandato d'arresto europeo
Romanowski, ex ministro della giustizia del precedente governo della Polonia, guidato da Mateusz Morawiecki, ha fatto sapere di aver ottenuto l'asilo dopo aver convinto le autorità di Budapest dell'esistenza di una crisi dello Stato di diritto nel suo Paese.
Tuttavia, il tribunale di Varsavia ha emesso un mandato d'arresto europeo contro di lui, e il documento è stato portato a conoscenza del governo ungherese.
Per questo, secondo le autorità della Polonia, in caso di mancato rispetto dello stesso mandato da parte di Budapest, sarà inevitabile il ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Ciò in virtù del diritto europeo, che consente a uno Stato membro di citarne in giudizio un altro in caso di mancato adempimento ai propri obblighi.
La Polonia ha già richiamato il proprio ambasciatore a Budapest
Si tratta in particolare dell'articolo 4 del Trattato sull'Unione europea "secondo il quale l'Ungheria ha violato palesemente il principio della leale cooperazione", ha precisato Szejna. Che ha sottolineato però come ci si appelli anche all'articolo 259 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Prima di Natale, la Polonia ha richiamato il proprio ambasciatore a Budapest "a tempo indeterminato", per la stessa vicenda.