Il governo della Polonia ha deciso di richiamare il proprio ambasciatore a Budapest, dopo che l'Ungheria ha deciso di concedere l'asilo politico a un parlamentare, ex ministro, ricercato dalla polizia
L'ambasciatore della Polonia a Budapest è stato richiamato a Varsavia a tempo indeterminato. Una decisione drastica, quella operata dal governo di Donald Tusk, che arriva all'indomani della decisione, da parte dell'Ungheria, di concedere asilo all'ex ministro della della Giustizia polacco e attuale deputato del Partito Legge e Giustizia (PiS) Marcin Romanowski. Quest'ultimo è infatti ricercato nel suo Paese poiché accusato di corruzione e utilizzo improprio di fondi pubblici, fatti che gli sono contestati nel periodo nel corso del quale è stato membro dell'esecutivo.
In precedenza la Polonia aveva convocato l'ambasciatore ungherese a Varsavia, per chiedere spiegazioni. Ma le autorità ungheresi hanno annunciato la decisione di concedere l'asilo, che secondo il ministero degli Esteri polacco è “offensiva nei confronti dei cittadini e delle autorità polacche”.
L'ex ministro Romanowski è ricercato per essere posto in custodia cautelare
La polizia ha avviato la ricerca di Romanowski la scorsa settimana, dopo che un tribunale polacco ha approvato la richiesta di porre il parlamentare in custodia cautelare. Dopo una ricerca infruttuosa, però, i pubblici ministeri hanno spiccato un mandato d'arresto europeo, spiegando di ritenere che l'uomo si trovi all'estero. Gli occhi erano puntati proprio sull'Ungheria, tanto che, qualche ora prima che l'avvocato di Romanowski annunciasse la concessione dell'asilo a favore del deputato, il primo ministro Tusk aveva tentato di ammonire Budapest, invitandola ad evitare "decisioni bizzarre".
“Se Budapest dovesse assumere posizioni strane e non coerenti con il diritto europeo, come concedere asilo politico o ignorare un mandato d'arresto europeo, sarebbe Viktor Orbán a trovarsi in una posizione precaria, non io”, ha dichiarato Tusk.
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