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"L'Ue consideri terroristi le Guardie della rivoluzione in Iran"

IL PARLAMENTO EUROPEO SI AFFRETTA A PRENDERE LE GUARDIE
IL PARLAMENTO EUROPEO SI AFFRETTA A PRENDERE LE GUARDIE Diritti d'autore  خبرگزاری مهر / هانا نویمن
Diritti d'autore خبرگزاری مهر / هانا نویمن
Di یورونیوز فارسی
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Intervista alla presidente della Delegazione per le relazioni con la penisola arabica del Parlamento europeo, Hannah Neumann

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Hannah Neumann è presidente della Delegazione per le relazioni con la penisola arabica presso il Parlamento europeo. Esponente politica tedesca, conosce bene la Repubblica islamica. Durante il suo mandato spiega di voler avere non solo un rapporto con il parlamento iraniano, ma anche con il popolo della nazione mediorientale, che desidera un cambiamento e una pace duratura.

Neumann è nota per aver criticato la linea di Josep Borrell sull'Iran, considerata troppo prudente nei confronti dell'Iran e del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. La dirigente tedesca spiega il suo punto di vista sull'inclusione di quest'ultimo in una lista di gruppi terroristici, sull'esecuzione di Jamshid Sharmahd, sul caso di Niloofar Hamedi e Elaheh Mohammadi, sul boicottaggio di IranAir, sul rapporto dell'Europa con Masoud Pezeshkian e su una possibile guerra tra Iran e Israele.

Nel corso dell'intervista, l'esponente tedesca ha anche sottolineato come le agenzie di sicurezza dell'Ue dispongano di una documentazione sufficiente che dimostra che la compagnia aerea IranAir ha utilizzato i suoi aerei per inviare equipaggiamenti militari agli Houti nello Yemen, in Siria e in altre zone di guerra.

Il parlamento lituano ha inserito il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica nell'elenco delle organizzazioni terroristiche. Pensa che anche l'Ue dovrebbe fare altrettanto?

La questione centrale è che il Corpo sta terrorizzando il proprio popolo in Iran o nella regione: per questo è giusto considerarlo un gruppo terroristico. Sono contenta che il parlamento lituano lo abbia fatto e spero che anche l'Unione europea lo faccia presto. Fortunatamente, nel Parlamento europeo la maggioranza è d'accordo su questo tema. Ma tra i governi di Paesi membri il percorso sarà un po' più difficile.

Lei ha più volte criticato le posizioni di Josep Borrell al riguardo, come valuta le posizioni del suo successore?

Josep Borrell, come Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune, non ha mai considerato la questione centrale. Ma spero che Kaja Kallas scelga una strada diversa.

Com'è andato il suo incontro con Kallas? Alcuni sostengono che, vista l'invasione russa in Ucraina, forse l'attenzione dell'Ue si concentrerà maggiormente su quel conflitto, rispetto al Medio Oriente.

Ciò che è stato discusso con Kallas nel nostro recente incontro resta riservato. Ma nel dibattito pubblico che presto avremo al Parlamento europeo, verranno sollevate alcune delle domande che le ho posto. Posso però sottolineare di aver scoperto che ha una buona conoscenza delle questioni del Medio Oriente ed è meno prudente al riguardo rispetto a Borrell.

Come valuta l'elezione di Masoud Pezeshkian a nuovo presidente dell'Iran e quali saranno i rapporti dell'Europa con lui?

Molti nell'Unione europea hanno affermato che quando i dirigenti vengono "scelti", non utilizzerei altri vocaboli, poiché è difficile parlare di "elezioni" in Iran, occorre aspettare per giudicare. Ma finora alcuni comportamenti sono risultati diversi rispetto alle parole, il che è stato confermato dalla recente esecuzione di un cittadino iraniano-tedesco, Jamshid Sharmahd. Anche per questo dobbiamo trattare il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica come un'organizzazione terroristica.

Cosa ne pensa della situazione dei due giornalisti iraniani Niloofar Hamedi e Elaheh Mohammadi?

Hanno solo fatto il loro lavoro. Sono bravi giornalisti che hanno scritto per informare e sensibilizzare la loro comunità sui fatti. Ma il governo ha cercato di mettere a tacere le loro voci: il regime ha avviato un'operazione di guerra psicologica contro di loro, tra imprigionamenti ed espulsioni. Il messaggio agli oppositori e ai critici è semplice: se ci sfidate, vi distruggeremo fisicamente o psicologicamente. La situazione dei due reporter è sospesa: non sanno quando torneranno in prigione e dopo quanto tempo potranno tornare liberi. Ciò che il regime iraniano sta commettendo è un'atroce forma di tortura psicologica. A nostra volta, continueremo a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione. E sul lavoro di tanti altri giornalisti come questi, che cercano di dire la verità. 

Come valuta il disegno di legge sul velo approvato dal parlamento iraniano?

Non credo sia particolarmente problematico per il regime approvare una dopo l'altra leggi che puntano a controllare il corpo delle donne. Il problema di questa normativa è che rappresenta una forma di oppressione: è un altro passo indietro sui diritti delle donne, e non ha nulla a che fare con la difesa di determinati valori. Non è altro che uno strumento di repressione. Il regime ha usato in questo modo l'hijab anche per consolidare il proprio potere negli ultimi decenni. Le leggi hanno privato le donne dei loro diritti fondamentali, della loro indipendenza e della possibilità di scegliere come vivere.

E la situazione in Medio Oriente? Abbiamo assistito a due attacchi missilistici iraniani contro Israele e recentemente abbiamo visto Israele attaccare di nuovo l'Iran. Qual è la posizione dell'Europa al riguardo?

Molte persone nella regione vogliono la pace. Per non parlare del popolo israeliano che è sceso in piazza per chiedere la pace, contro il proprio governo. Così come tante famiglie palestinesi che non sopportano ciò che ha fatto Hamas, e tutti coloro che vogliono fermare i bombardamenti in Libano. Penso anche ai cittadini iraniani che, dopo il recente attacco iraniano, hanno inviato ai cittadini israeliani messaggi di solidarietà e amicizia. Questa è la posizione che ritengo che l'Ue dovrebbe sostenere. Resta da vedere come le istituzioni e i singoli individui possano essere sanzionati e, allo stesso tempo, come sia possibile sostenere coloro che promuovono la pace e chi ha subito, a Gaza come in Libano, la devastazione della guerra e oggi ha bisogno di aiuti umanitari. Non si tratta di prendere posizione: la mia enfasi è sulla promozione della pace.

L'embargo contro IranAir ha privato alcuni iraniani della possibilità di viaggiare con la compagnia aerea. Può spiegare su quali dati si è basata la scelta europea?

I servizi di sicurezza dell'Unione europea hanno ottenuto informazioni accurate e credibili che mostrano come IranAir trasportasse equipaggiamento militare con i suoi aerei in alcune zone di guerra. Nello stesso quadro, si può fare riferimento all'invio di armi in Russia. La compagnia aerea trasporta poi equipaggiamento militare destinato al regime di Assad. Inoltre, esiste documentazione dell'invio di materiali agli Houthi nello Yemen. Vogliamo che questo processo si fermi. Perché le persone che vivono in tutte queste aree non vogliono altro che la pace.

Quali obiettivi state perseguendo con queste sanzioni?

Con l'imposizione di queste sanzioni vogliamo garantire che IranAir non possa più ottenere pezzi di ricambio per i suoi aeromobili, né sia in grado di acquistarne di nuovi.

Tante persone che si sono servite della compagnia per viaggiare in Iran sono però in difficoltà.

Sì, so che questo è un problema per alcuni cittadini iraniani. So che erano abituati a viaggiare con IranAir negli Stati Uniti e in Europa per anni. Ecco perché sottolineo che dobbiamo tutti intraprendere un'azione congiunta contro l'Iran per fermare la repressione da parte di questo regime.

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