In una risoluzione approvata a larga maggioranza, il Parlamento europeo condanna ancora una volta i comportamenti del governo ungherese e minaccia di ricorrere alla Corte di giustizia dell'Unione europea se la Commissione sbloccherà i fondi destinati a Budapest
La risoluzione è stata approvata con 345 voti a favore, 104 contrari e 29 astenuti. A favore hanno votato i pincipali gruppi dell'Eurocamera: popolari, socialisti, liberali e Verdi/Ale. Contro i Conservatori e riformisti europei (compresi i deputati di Fratelli d'Italia) e Identità e democrazia (compresi quelli della Lega).
La risoluzione sostiene che l’Ungheria non soddisfa i requisiti per l’indipendenza della magistratura e quindi non ha diritto a ricevere i soldi, come spiega a Euronews Terry Reintke, co-presidente del gruppo Verdi/Ale.
"C'è ancora una grossa minaccia allo Stato di diritto, ad esempio sull'indipendenza della magistratura in Ungheria, e per questo è sbagliato sbloccare parte dei fondi ora. Sarebbe ancora peggio sbloccarne altri. Quindi siamo favorevoli a una causa legale contro la Commissione sul caso".
Fondi sbloccati e fondi congelati
Oggi restano congelati oltre 20 miliardi di euro, tra fondi di coesione e Piano nazionale di ripresa e resilienza ungherese. Secondo la presidente della Commissione europea Usrula von der Leyen, lo sblocco parziale dei fondi per l'Ungheria è giustificato, ma i restanti 20 miliardi di euro sono subordinati a riforme volte ad affrontare i conflitti di interessi, proteggere i diritti delle persone LGBTQ e garantire l’accesso all’asilo per le persone migranti.
Il governo di Viktor Orbán chiede l'esborso integrale, legando le sue richieste al suo consenso su altre decisioni, come gli aiuti all'Ucraina. L'Unione europea, secondo molti i parlamentari, non deve cedere al ricatto.
"Tutti sono profondamente insoddisfatti del modo in cui la Commissione e il Consiglio hanno gestito le cose, e penso che il motivo sia che ci troviamo in una situazione in cui l'intero continente e l'Ucraina sono tenuti in ostaggio da una solo persona: Orbán", dice Sophie in 't Veld, eurodeputata olandese del gruppo Renew Europe.
Balázs Hidvéghi, eurodeputato ungherese del partito del primo ministro Fidesz, respinge invece le critiche contenute nella risoluzione, e anzi accusa il resto del Parlamento.
"Ci sono chiaramente persone in questo Parlamento che non vogliono un accordo tra la Commissione e il governo ungherese. Che non si preoccupano dei dettagli, dei fatti e della realtà. Sono così irremovibili e così profondamente anti-ungheresi e anti-Orbán, che la realtà non ha più importanza per loro".