In vista del Consiglio europeo straordinario del 1 febbraio, si moltiplicano gli incontri e i negoziati per superare il veto ungherese sugli aiuti all'Ucraina
L'Ungheria ha detto più di un no quando l'Unione europea ha parlato di aiuti a Kiev.
Budapest si è messa di traverso sull'avvio dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Ue; ha bloccato lo stanziamento di 50 miliardi a valere sul bilancio pluriennale dell'Unione e ha ribadito il suo parere contrario in merito a nuove sanzioni nei confronti di Mosca.
La posizione ungherese congela qualsiasi azione di supporto, considerato il fatto che i provvedimenti devono essere adottati necessariamente all'unanimità.
In vista del Consiglio europeo straordinario del 1 febbraio, che deve discutere la revisione intermedia del bilancio comunitario per il periodo 2021-2027, si moltiplicano i negoziati per uscire dall'impasse.
Il ministro degli Esteri ungherese in Ucraina
Intanto, Kiev e Budapest cercano di "normalizzare le relazioni" alla vigilia del vertice di giovedì, che riunirài capi di Stato e di governo dei Ventisette a Bruxelles.
Il ministro degli Esteri ungherese è arrivato in Ucraina questo lunedì.Peter Szijjarto ha trasmesso al suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, i suoi auguri di pace per l'Ucraina.
"Qualche giorno dopo lo scoppio della guerra ci siamo incontrati nello stesso luogo in cui ci incontriamo oggi - ha detto Szijjarto - Ci aspettavamo che a quel punto ci sarebbero state condizioni pacifiche, ma purtroppo non è così, il che è totalmente contrario al nostro interesse e al nostro desiderio".
Il braccio di ferro di Budapest sugli aiuti a Kiev
Resta il fatto che l'Ungheria dice no al sostegno a Kiev perché la posta in palio è alta. Budapest chiede in cambio che l'Unione europea sblocchi i fondi Ue congelati per le violazioni ungheresi allo Stato di diritto. Una prima concessione è stata fatta da Bruxelles quando a dicembre ha erogato una tranche di 10,2 miliardi in cambio del mancato veto ungherese sull’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucrainaall'Ue.
Un'altra condizione, posta dall'Ungheria, per non esercitare il diritto di veto è quella divalutare il contributo europeo all'Ucraina ogni anno: un'eventualità che darebbe a Budapest l’opportunità di ingaggiare un braccio di ferro annuale con l'Ue per ottenere sempre nuove aperture di credito e concessioni da Bruxelles.
Se Budapest forza la mano, dall'altra l'Unione europea si prepara al muro contro muro. Secondo un report del Financial Times, che pubblica uno stralcio di un documento dell'ufficio di segretariato del Consiglio, Bruxelles sarebbe pronta a "sabotare l’economia dell’Ungheria", colpendo la sua valuta e minando la fiducia degli investitori per danneggiare occupazione e crescita". Diverse fonti europee hanno minimizzato la portata di quella che è stata definita una “nota a margine che fotografa lo stato attuale dell’economia ungherese”, ma la minaccia ha comunque fatto infuriare il premier ungherese Viktor Orbán.
La sottrazione di fondi destinati alle armi in Ucraina
In attesa che si sblocchino gli aiuti europei, per Volodymyr Zelensky si è aperto un altro fronte in patria.
I dipendenti di un'azienda ucraina di armi hanno cospirato con funzionari del ministero della Difesa per sottrarre quasi 40 milioni di dollari destinati all'acquisto di 100.000 proiettili da mortaio per la guerra con la Russia, ha riferito il servizio di sicurezza ucraino. Cinque persone sono state accusate, una è stata arrestata mentre cercava di attraversare il confine ucraino.
L'indagine giunge nel momento in cui Kiev tenta di dare un giro di vite alla corruzione nel tentativo di accelerare l'adesione all'Unione europea e alla Nato.