La posizione dell'Ue sull'accusa di genocidio a Israele

Un bambino palestinese guarda le tombe delle persone uccise dai bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e sepolte all'interno dell'ospedale Shifa di Gaza City, 31 dicembre 2023.
Un bambino palestinese guarda le tombe delle persone uccise dai bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e sepolte all'interno dell'ospedale Shifa di Gaza City, 31 dicembre 2023. Diritti d'autore Mohammed Hajjar/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Mohammed Hajjar/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Mared Gwyn JonesVincenzo Genovese
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Nessun Paese dell'Unione europea si è unito alla causa intentata alla Corte di giustizia internazionale dal Sudafrica contro Israele con l'accusa di genocidio. Ma in Europa le opinioni pubbliche sono divise

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La denuncia di 84 pagine presentata dal governo sudafricano il 29 dicembre sostiene che l'assedio di Gaza da parte di Israele violi la Convenzione sul genocidio del 1948, concepita in risposta allo sterminio di sei milioni di ebrei perpetrato dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale.

“Abbiamo assistito a uno Stato che difende un’organizzazione terroristica. Il Sudafrica dovrebbe vergognarsi".
Lior Haiat
Portavoce della delegazione israeliana alla Corte di giustizia internazionale

L'accusa di genocidio

La Convenzione conferisce ai Paesi firmatari, tra cui rientrano sia Israele che il Sudafrica, il diritto collettivo di prevenire e fermare i crimini di genocidio, definiti come atti "commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso".

È la prima volta che Israele difende la sua campagna militare nella Striscia di Gaza in un tribunale, e il processo è altamente simbolico anche considerando il capo d'accusa, che poggia su una definizione coniata proprio da un giurista polacco di origine ebraica, Raphael Lemkin, per descrivere la Shoah.

Poiché i casi portati davanti alla Corte internazionale di giustizia richiedono di solito anni prima di arrivare a sentenza, il Sudafrica ha chiesto al Tribunale dell'Aia di imporre un cessate il fuoco provvisorio come misura cautelare per fermare le sofferenze nella Striscia di Gaza, dove secondo il ministero della Sanità gestito da Hamas da ottobre sono state uccise più di 23mila persone.

Israele considera l'accusa diffamatoria e anche i suoi alleati occidentali, il Regno Unito e gli Stati Uniti, hanno criticato l'iniziativa. Al contrario, altri Paesi del mondo si sono uniti alla causa intentata dal Sudafrica: Bolivia, Giordania, Malesia, Maldive, Turchia, Venezuela e l'Organizzazione della cooperazione islamica, che conta 57 Stati.

"Accusare di genocidio un Paese che ha subito un attacco terroristico è ovviamente un'assurdità"
Péter Szijjártó
Ministro degli Esteri dell'Ungheria

Unione "neutrale"

Le istituzioni dell'Unione europea hanno per lo più mantenuto il silenzio sul caso. Il portavoce della Commissione per gli Affari esteri Peter Stano ha riaffermato il sostegno dell'Ue alla Corte internazionale di giustizia, ma senza commentare il caso specifico.

"I Paesi hanno il diritto di presentare casi o azioni legali. L'Unione europea non fa parte di questa causa. Non spetta a noi commentare".

La risposta segue la linea piuttosto equilibrata dell'Ue nel conflitto in corso. La posizione ufficialeconcordata dai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo di ottobre 2023 sostiene il diritto di Israele all'autodifesa, ma nel rispetto del diritto internazionale umanitario e chiedendo l'istituzione di "pause e corridoi umanitari" per alleviare le sofferenze della popolazione civile. Una pausa umanitaria è stata richiesta pochi giorni dopo anche dal Parlamento europeo con una risoluzione non legislativa.

I Paesi dell'Unione poi si sono divisi su una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva un "cessate il fuoco" immediato a Gaza: la maggior parte degli Stati ha votato a favore, ma Austria e Repubblica Ceca si sono opposte, mentre Italia, Germania, Ungheria, Bulgaria, Romania, Lituania, Paesi Bassi e Slovacchia hanno scelto l'astensione. 

La divisione rispecchia le diverse sensibilità dei governi europei, emerse anche nelle reazioni all'accusa di genocidio. Fra i Paesi più inclini al sostegno a Israele ci sono Austria, Repubblica Ceca, UngheriaGermania.

I capi di governo dei primi due Paesi, Petr Fiala e Karl Nehammer, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta per criticare l'iniziativa, dicendo che le accuse di genocidio non dovrebbero mai essere presentate "a cuor leggero" e che "Israele è una democrazia che ha diritto a difendersi".

Il ministro degli Esteri di Budapest Péter Szijjártó considera il caso un "attacco legale lanciato contro Israele". "Accusare di genocidio un Paese che ha subito un attacco terroristico è ovviamente un'assurdità. Riteniamo che sia nell'interesse di tutto il mondo che le operazioni antiterrorismo in corso vengano portate a termine con successo, per evitare che un attacco terroristico così brutale possa ripetersi in qualsiasi parte del mondo".

Il vice cancelliere tedesco Robert Habeck ha detto che "si può criticare l'esercito israeliano per un'azione troppo dura nella striscia di Gaza, ma questo non è un genocidio. Chi vuole commettere un genocidio è Hamas: il loro obiettivo è cancellare lo Stato di Israele".

I sostenitori della causa

Più critici sulla campagna militare israeliana sono i governi di Spagna, Belgio e Irlanda. Ma nessuno di questi ha espresso una posizione ufficiale a sostegno della causa legale del Sudafrica.

Qualcosa comunque si muove: il vice primo ministro belga Petra De Sutter ha dichiarato martedì che solleciterà il suo esecutivo a sostenere formalmente la causa. Il governo belga è una coalizione di sette partiti che finora ha impegnato 5 milioni di euro in finanziamenti aggiuntivi per la Corte penale internazionale (un altro tribunale internazionale con sede all'Aia, da non confondere con la Corte di giustizia internazionale), per indagare su eventuali crimini di guerra nel conflitto a Gaza.

Il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha invece escluso che il suo Paese si unisca al caso, nonostante le pressioni di alcuni deputati. "Penso davvero che dobbiamo essere molto cauti su questo", ha dichiarato Varadkar a RTÉ Radio.

"Hamas è entrata in Israele, ha ucciso 1400 persone, essenzialmente perché erano israeliani, perché erano ebrei, perché vivevano in Israele. Non è stato anche questo un genocidio?", ha aggiunto.

In Spagna, 250 esperti legali hanno presentato una petizione per chiedere di appoggiare la causa al governo di Madrid, che finora non si è espresso in merito. 

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Philippe Dam, direttore di Human rights watch per l'Ue, ha affermato che il caso della Corte internazionale di giustizia è un'opportunità per l'Ue di "riaffermare il suo attaccamento alla giustizia e alla responsabilità" nel contesto del conflitto a Gaza.

"È essenziale che l'Unione europea e i suoi Stati membri siano davvero chiari sul loro sostegno alla giustizia e ai processi giudiziari a livello internazionale. Dovrebbero appoggiare con urgenza l'iniziativa, ma anche assicurarsi che le eventuali misure provvisorie del tribunale vengano rispettate da Israele".

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