L'ex presidente della Ganaralitat de Catalunya Carles Puigdemont potrebbe favorire la nascita di un nuovo governo del socialista Pedro Sánchez, ma in cambio chiede l'amnistia per gli indipendentisti e la fine della "repressione" del movimento separatista catalano
A volte ritornano: se non in senso letterale, quantomeno metaforico. Carles Puigdemont, eurodeputato ed ex presidente della Catalogna protagonista di un tentativo di secessione dalla Spagna nel 2017, vive in Belgio da quasi sei anni e sarebbe immediatamente arrestato se si recasse fisicamente in territorio spagnolo.
Ma anche dal suo esilio piùomeno volontario condiziona la politica nazionale, visto che il suo partito, Junts per Catalunya, potrebbe essere decisivo per la formazione di un nuovo governo.
Dopo le elezioni del 23 luglio infatti la politica spagnola è in stallo: né il candidato del centrodestra Alberto****Núñez Feijóo, né quello di centrosinistra, l'attuale capo del governo Pedro Sánchez, sembrano avere i numeri per ottenere l'investitura a presidente, per la quale servono più voti favorevoli che contrari tra i 350 deputati del congresso.
Sánchez teoricamente potrebbe farcela solo con l'appoggio degli indipendentisti catalani, convincendo almento una parte dei 7 deputati di Junts per Catalunya.
Le richieste di Puigdemont
Per avviare i negoziati, però, Puigdemont chiede un'amnistia e la fine di tutti i procedimenti legali contro i separatisti catalani, come ribadito in una conferenza stampa il 5 settembre. Condizioni in passato escluse da Sánchez, che pure agli indipendentisti già processati e incarcerati ha concesso un indulto nel 2021.
"Sono condizioni da soddisfare prima che scada il termine per indire nuove elezioni. Se così sarà, ci impegnamo a lavorare per un compromesso storico che risolva il conflitto nella prossima legislatura. Dipende tutto dalla volontà politica".
Apertura possibile
Le richieste di Puigdemont, in altri tempi prontamente rispedute al mittente, potrebbero ora fare breccia visto il delicato momento politico della Spagna.
Il primo contatto con la coalizione di centrosinistra, del resto, è già avvenuto, in un incontro a Bruxelles con la vicepresidente spagnola Yolanda Díaz, del partito Sumar: il primo faccia a faccia tra un rappresentante del governo di Madrid e l'ex presidente catalano dall'inizio della battaglia per l'indipendenza, di cui Carles Puigdemont non appare affatto pentito.
"Il referendum del primo ottobre 2017 non è stato un crimine, così come la dichiarazione d'indipendenza né le proteste di massa contro la repressione e la sentenza del Tribunale Supremo. Bisogna fermare definitivamente la repressione dell'indipendentismo democratico".