Il Carbon Border Adjustment Mechanism imporrà tariffe doganali per i prodotti realizzati emettendo CO2, cosa che dovrebbe incentivare produzioni "pulite" anche fuori dall'Ue
Il Parlamento europeo ha approvato cinque testi chiave del pacchetto Fit for 55, che punta a ridurre le emissioni di gas serra nell'Unione europea del 55% entro il 2030.
Una tassa per le emissioni
Tra questi, c'è il Carbon Border Adjustment Mechanism, una sorta di tassa che verrà applicata alle importazioni di prodotti realizzati fuori dall'Unione emettendo CO2. In questo modo le aziende straniere sarebbero incentivate ad adottare gli stessi standard di produzione, rispettosi dell'ambiente, delle aziende europee. Il meccanismo entrerà in vigore in maniera progressiva, tra il 2026 e il 2034, dopo un periodo di transizione di tre anni in cui le merci importate dovranno solo essere registrate.
"È un momento di svolta storico, perché per la prima volta inizieremo a chiedere di pagare per le emissioni di CO2 anche delle merci importate", dice a Euronews il relatore del file legislativo, il socialista olandese Mohammed Chahim.
""È la prima volta che l'Ue o qualsiasi altra regione del mondo applica un tariffa per le emissioni prodotte al di fuori del proprio territorio". Ci auguriamo che questo incentivi altre regioni del mondo a fare lo stesso, per mostrare la stessa ambizione, decarbonizzare l'economia il prima possibile e mantenere la possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi".
La tassa si applicherà a diversi prodotti e materie prime: come l'energia elettrica, l'idrogeno, i fertilizzanti, l'acciaio, il cemento e l'alluminio.
L'industria europea soddisfatta a metà
L’accordo finale raggiunto tra Parlamento e Consiglio prevede che il Cbam entri in vigore gradualmente, tra il 2026 e il 2034, proprio mentre diminuiranno i permessi gratuti per emettere gas a effetto serra attualmente garantiti alle aziende europee nell'ambito del cosiddetto sistema Ets (Emission Trading System), che impone l'acquisto di certificati per compensare le emissioni.
Per l'associazione dell'industria siderurgica europea, tuttavia, sarebbero necessarie ulteriori misure per garantire una concorrenza leale con le aziende straniere.
"Si prevede che il nostro settore nei prossimi otto anni investirà circa 30 miliardi di euro per la decarbonizzazione, ma allo stesso tempo deve rimanere competitivo", spiega Adolfo Aiello vice-direttore per il dipartimento Clima ed energia di Eurofer.
"Ad esempio, ci sono 45 miliardi di euro di acciaio europeo attualmente esportato verso Paesi terzi e queste esportazioni, con le misure attuali, sarebbero gravate da costi unilaterali e quindi non competitive. Quindi, a breve termine, sono in gioco la nostra sopravvivenza e anche la transizione verso un acciaio 'pulito'".
Tra i provvedimenti approvati c'è pure un Fondo sociale per il clima da 86,7 miliardi di euro, che dovrebbe garantire una transizione ecologica sostenibile per le aziende e i cittadini europei, supportando economicamente quelli più colpiti dalle nuove misure.