Stesso prezzo (o inferiore di poco) per una quantità molto minore di prodotto: in questo modo il costo proporzionale di un alimento è più alto per il consumatore
Con l'inflazione sempre ad alti livelli in Europa, è facile notare l'aumento dei prezzi sugli scaffali dei supermercati. Salta forse meno all'occhio, invece, un'altra tendenza in atto da mesi, quella della "sgrammatura".
Pratica legale ma opaca
In pratica, i produttori vendono un articolo allo stesso prezzo o persino a un prezzo leggermente inferiore, ma riducendo significativamente la quantità del prodotto che contiene. Questa pratica può riguardare alimenti o cosmetici ed è già stata segnalata da molti, tra cui l'Associazione dei consumatori olandese.
"Abbiamo ricevuto molte lamentele su questo in particolare", dice la sua portavoce Joyce Donats, offrendo a Euronews esempi concreti.
"Ci sono bottiglie ridotte da 750 a 600 millilitri, un'enorme differenza, con il prezzo che cala solo dieci centesimi. O confezioni di cereali ridotte da 500 grammi a 375, mentre il prezzo scende di 40 centesimi. Quindi, bisogna comprarne di più e si producono più rifiuti. Altri prodotti, come la margarina, in realtà salgono perfino di prezzo: da 600 a 500 grammi, con il costo aumentato da 1,85 euro a 2,49".
La pratica della sgrammatura non è illegale, ma le associazioni dei consumatori chiedono ai supermercati di segnalare in modo chiaro ogni cambiamento nelle confezioni. Anche se molti clienti, comunque, se ne accorgono lo stesso.
Sul tema, produttori e supermercati si incolpano a vicenda: nessuno si assume la responsabilità dell'aggravio e difficilmente la tedenza si invertirà presto. E nemmeno le associazioni dei consumatori sembrano offire consigli efficaci contro la "sgrammatura".
“In realtà i consumatori non possono farci molto: il prezzo è quello e ci si può lamentare con il produttore", spiega Joyce Donats. "Ma si può comprare in modo consapevole e quando un prodotto è troppo costoso, controllare altri marchi, perché ci sono etichette meno costose. Questa è l'unica cosa che si può fare".
Secondo un recente sondaggio condotto in diversi Paesi europei, l'80% degli intervistati ritiene che le aziende stiano approfittando dell'inflazione per aumentare i propri profitti. E insieme alla crisi del potere d'acquisto continua pure quella della fiducia dei consumatori.