La recessione minaccia la biodiversità, ma l'Ue tira avanti con la conversione bio

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Di Isabel Marques da Silva
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La recessione minaccia la biodiversità, ma l'Ue tira avanti con il Green Deal. Un coltivatore belga racconta perché i prodotti bio potrebbero costare meno di quelli industriali

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Un sogno divenuto realtà. Vivere in campagna, produrre alimenti sani e dare la possibilità alle persone di accedere alla terra per piantare le proprie verdure. Tom Troonbeeckx si è trasferito in un angolo incantato del Belgio più di un decennio fa, alle porte di Lovanio. Con una quota associativa di 330 euro l'anno, ben 700 iscritti si sono aggiudicati un appezzamento per coltivare le proprie verdure. Ma cosa accadrà a questa campagna con la crisi? Le sovvenzioni statali non sembrano essere una priorità per questo agricoltore biologico.

"Personalmente non sono un grande sostenitore dei sussidi - afferma Tom Troonbeeckx - perché penso che il cibo dovrebbe essere pagato il giusto prezzo, considerando i costi di produzione. In questo caso il cibo biologico, sembra sorprendente, potrebbe risultare più economico dei cibi prodotti su larga scala se questi venissero presentati sul mercato con i loro prezzi reali."

L'Unione europea, tra i suoi buoni propositi per il 2030, prevede la conversione di almeno il 25% dei campi agricoli in coltivazioni bio e nel programma d'incentivo alla filiera corta punta a ridurre del 50% dell'uso dei pesticidi, del 20% l'uso di fertilizzanti e del 50% l'uso degli antibiotici negli allevamenti di animali e pesci.

La Commissione europea cercherà di tenere fermi gli obiettivi inquadrati nella visione dettata dal Green Deal europeo, nonostante la recessione e le pressioni che arrivano da parte dei lobbisti delle grandi imprese alimentari.

Recessione e biodiversità siano compatibili

"Pensiamo che dovremmo fare tesoro delle lezioni apprese da questa pandemia – ha suggerito Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione europea - che ci ha ricordato che la salute viene prima di tutto. Per questo è importante ridare valore alla biodiversità e alla filiera corta, come elemento centrale di una alimentazione sostenibile. Tutto questo non deve essere visto come incompatibile con la ripresa dell'economia."

Ma per chi rappresenta gli interessi dell'industria agricola su larga scala, gli accorgimenti ecologici potrebbero costare troppo, soprattutto alla luce dei tagli previsti alle sovvenzioni per l'agricoltura nel prossimo budget europeo. 

"È lodevole lo sforzo delle istituzioni europee di introdurre queste nuove regole – commenta Pekka Pesonnen, segretario generale, COPA-COGECA (associazione europea degli agricoltori e delle cooperative agricole) ma gli stati membri dovrebbero fare una previsione sull'impatto che potrebbero avere su prezzi degli alimenti. Con la crisi provocata dal Coronavirus, siamo entrati in recessione, possiamo facilmente prevedere che, in generale ci sarà un drammatico calo del nostro potere d'acquisto".

La Commissione sembra determinata comunque a non rinunciare alla conversione ecologica, entro il 2030 infatti prevede di riportare almeno il 10% del territorio europeo al suo suo vecchio, selvaggio, splendore.

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