Il progetto è decollato a Bruxelles, coinvolge tre università e durerà 6 anni
Nessuno se n'è mai accorto ma c'è una vera miniera d'oro nelle acque reflue e a Bruxelles, una squadra di scienziati è impegnata a ricavare micro pepite di oro e argento, non visibili a occhio nudo. Vediamo insieme come.
La ricercatrice Natacha Brion, Vrije Universiteit Brussel, è impegnata in un progetto che coinvolge 3 università e che durerà 6 anni, in questa prima fase, appena qualche mese, gli scienzieti hanno potuto fare rilievi interessanti.
"Tutto il liquame della città arriva qui e con il processo di trattamento, le acque reflue vengono pulite e possono ritornare in circolo. Il materiale solido che contiene anche tutti i metalli è concentrato nei fanghi."
Natacha Brion sta raccogliendo diverse serie di campioni: il primo risultato è che i campioni di polvere marrone scura sono i più ricchi.
Il nostro Jack Parrock si è recato proprio nello stabilimento dove le acque reflue confluiscono, dietro di lui il contenitore dove i fanghi vengono raccolti.
L'odore dice Parrock è disgustoso.
Tre università collaborano al progetto, e in questo laboratorio che si cerca di estrarre i metalli preziosi.
Gilles Bruylants, ricercatore della Libera università di Bruxelles, ci spiega che "Vorremmo utilizzare nano-materiali e nanoparticelle di ossido di ferro che sono magnetiche in grado di raccogliere separatamente questi diversi ioni".
Stando ai primi test, circa un grammo d'oro e 5 d'argento sono recuperabili da una tonnellata di fanghi.
All'origine di queste infime particelle d'oro e d'argento potrebbero esserci medicinali o il lavaggio di abbigliamento sportivo o ancora gioielli stessi.
"In natura questi metalli- spiega Natacha Brion - sono quasi esauriti per questo la ricerca si sta indirizzando a trovare il modo per riciclarli ".
E l'idea principale resta comunque ottimizzare il processo e consentire alle acque reflue di tornare in circolo.