Sulla presidenza della Commissione UE è braccio di ferro tra Merkel e Macron

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Diritti d'autore  REUTERS/Yves Herman
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Di Elena Cavallone
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Si conclude a Bruxelles il vertice europeo, dove i capi di stato e di governo hanno iniziato le discussioni per la nomina del Presidente dell'esecutivo europeo e delle altre tre maggiori cariche istituzionali dell'UE

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"Non abbiamo parlato di nomi, ma di procedure", mette le mani avanti Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo al termine del vertice UE conclusosi a Bruxelles.

E in effetti nessun nome è uscito da questo vertice come favorito per la presidenza della Commissione europea. Emergono invece divisioni tra Francia e Germania, neanche troppo velate.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, rivendica il diritto dei capi di Stato e di governo a scegliere senza esser vincolati ai risultati delle elezioni europee, mentre la cancelliera tedesca Merkel, almeno formalmente, continua a sostenere la candidatura del popolare europeo, Manfred Weber.

"Abbiamo bisogno di donne e uomini come Barnier, Timmermans e Margarete Vestagher, che hanno esperienza e credibilità", aveva affermato Macron al suo arrivo, omettendo espressamente il nome di Weber.

Concetto ribadito al termine del vertice: "Stasera abbiamo stabilito che non c'è automaticità nel processo dello "Spitzenkandidat" - ha affermato parlando alla stampa. "Abbiamo deciso di dare il mandato a Donald Tusk affinché lavori nelle prossime settimane per poter presentare dei nomi".

Il presidente del Consiglio europeo, inoltre, dovrà lavorare alla presentazione dei nomi per le altre tre principali cariche UE: il presidente del Consiglio europeo, della Bce e dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'UE.

"Il Partito popolare europeo è il più forte del Parlamento europeo, anche se è ovvio che non ha la maggioranza necessaria da sola", ha invece ribattuto in conferenza stampa Angela Merkel, insistendo affinché tutti i partner dimostrino "disponibilità al compromesso" durante i negoziati.

Alcuni indizi sui candidati piu credibili sembrano trapelare dalle parole del premier Portghese, Antonio Costa, il quale ha spiegato che il primo nome che il Consiglio dovrà proporre al Parlamento dovrà essere qualcuno tra i candidati di punta scelti dai partiti politici.

Ma c'è una condizione: questa persona dovrà aver ricoperto ruoli governativi a livello nazionale o internazionale.

Proprio queste condizioni sembrerebbero tagliare fuori Manfred Weber, lasciando aperta la porta al socialista Frans Timmermans e alla liberale Margarete Vestagher.

Si prospettano comunque negoziati lunghi per arrivare a un compromesso sulle nomine dei principali vertici delle istituzioni europee e soprattutto per evitare una collisione tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo.

La speranza è di arrivare a un nome entro il prossimo vertice europeo a giugno. Ma stavolta, a differenza della scorsa legislatura, la frammentazione dello spettro politico nell’emiciclo e delle posizioni dei leader europei determinano maggiore incertezza.

La decisione finale richiede infatti sia il sostegno di una maggioranza qualificata di governi (21 paesi con il 65% della popolazione) sia il sostegno di una maggioranza al Parlamento europeo.

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