Il silenzio di Abdeslam esaspera gli investigatori e fa male alle vittime

L'arresto di Salah Abdeslam, il 18 marzo 2016
Di Euronews
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Se parlasse Salah Abdeslam potrebbe essere la chiave che scoperchia il vaso di Pandora del terrorismo in Europa.

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Un imputato che "vale oro". Così il legale di Salah Abdeslam aveva definito il suo cliente all'indomani dell'arresto. Ed è forse proprio perché consapevole del valore delle sue conoscenze che il jihadista si è murato in un silenzio che esaspera gli investigatori, convinti che Abdeslam sia la chiave per scoperchiare il vaso di pandora del terrorismo in Europa.

"La domanda è: ci sono ancora cellule dormienti o attive che preparano attentati in Belgio e in Francia? - si chiede l'esperto di terrorismo Claude Moniquet -. Dal 2015, poi nel 2016 e fino alla fine del 2017 abbiamo avuto arresti in continuazione. Questo prova che esistono ancora strutture terroristiche o individui radicalizzati che potrebbero formare strutture di questo tipo".

Ma è anche un silenzio che fa male a chi ha avuto la vita distrutta dagli attentati. Come Bilal Bley Mokono, diventato paraplegico in seguito alle ferite subite allo Stade de France di Parigi il 13 novembre 2015, che dice: "Non è con il silenzio che si scagionerà, penso che abbia piuttosto interesse a rispondere alle vittime. Se non vuole rispondere agli investigatori, almeno che risponda alle vittime. Sono le vittime oggi che aspettano risposte da lui".

E da Abdeslam aspettano risposte anche le vittime degli attentati di Bruxelles, compiuti tre giorni dopo il suo arresto dai suoi compagni che condividevano l'appartamento dove si è svolta la sparatoria per cui è processato in questi giorni.

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