La capitale Dushanbe ha ospitato una conferenza internazionale sui ghiacciai. Il Tagikistan ne ha oltre 14mila ed è a rischio per il loro progressivo scioglimento. Il presidente, Emomali Rahmon, ha proposto di avviare un studio congiunto della situazione dei ghiacciai in Asia centrale
Il Tagikistan ha cercato di tracciare questa settimana un futuro sostenibile per i ghiacciai, a partire dai 14mila all'interno del Paese.
Alla Conferenza internazionale sulla conservazione dei ghiacciai, a Dushanbe dal 29 al 31 maggio, il presidente tagiko Emomali Rahmon ha proposto di avviare un importante studio sui ghiacciai nazionale e di creare un laboratorio di ricerca regionale.
"Considerando che oltre il 60% dei ghiacciai della regione si trova in Tagikistan, propongo di organizzare, in collaborazione con i partner per lo sviluppo e gli istituti di ricerca, una spedizione per studiare i ghiacciai del Tagikistan e di creare un laboratorio regionale per la ricerca sui ghiacciai", ha dichiarato il presidente.
Rahmon ha anche suggerito di concentrare gli studi sul ghiacciaio Vanch Yakh, precedentemente noto come Fedchenko. È il più grande ghiacciaio continentale del mondo e si è già ritirato di oltre un chilometro negli ultimi 80 anni.
Il Paese ha il maggior numero di ghiacciai dell'Asia centrale e si trova all'epicentro dello scioglimento degli stessi causato dal cambiamento climatico. Per questo, il governo tagiko ha cercato di prendere la leadership e affrontare la questione riunendo nella capitale più di 2mila esperti da oltre 80 Paesi.
Tra gli altri, la vicesegretaria generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, il primo vicepresidente iraniano, Mohammed Reza Arif, il primo ministro pakistano, Muhammad Shabaz Sharif e altri leader internazionali.
L'evento segna un passo importante verso la realizzazione dell'Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai 2025 delle Nazioni Unite.