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Clima: l'Ue è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi climatici entro il 2030

Un albero è circondato da pannelli solari a Los Arcos, nella provincia di Navarra, nel nord della Spagna
Un albero è circondato da pannelli solari a Los Arcos, nella provincia di Navarra, nel nord della Spagna Diritti d'autore  AP Photo/Alvaro Barrientos, File
Diritti d'autore AP Photo/Alvaro Barrientos, File
Di Rosie Frost
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Bruxelles stima una riduzione delle emissioni del 54 per cento, vicino all’obiettivo del 55 per cento. Ma la società civile denuncia piani deboli, mancanza di fondi e scarsa partecipazione pubblica

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La Commissione europea ha dichiarato mercoledì che l'Ue è "sulla buona strada" per raggiungere i suoi obiettivi climatici per il 2030.

Una valutazione dei Piani Nazionali per il Clima e l'Energia (Necp) aggiornati mostra che l'Ue è sulla buona strada per conseguire una riduzione delle emissioni del 54 per cento entro il 2030, solo un punto percentuale in meno rispetto all'obiettivo legalmente vincolante del 55 per cento.

Questo dato riflette i maggiori sforzi compiuti dagli Stati membri per ridurre le emissioni negli ultimi due anni, nonostante le richieste di alcuni di indebolire i propri impegni ambientali.

Tuttavia, le organizzazioni della società civile affermano che questi piani presentano difetti significativi e restano preoccupate per la piena attuazione da parte dei governi.

"Gli obiettivi climatici ed energetici dell'Ue per il 2030 sono chiaramente raggiungibili, ma senza politiche nazionali efficaci e finanziamenti credibili – entrambi largamente assenti nei piani aggiornati – l'attuazione sarà insufficiente", afferma Giulia Nardi, esperta di politica climatica di Climate Action Network (Can) Europe.

Dove sono state ridotte maggiormente le emissioni?

I Necp dettagliano come ogni Stato membro intende raggiungere l'obiettivo a lungo termine del blocco di essere neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 e di ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

L'obiettivo del 2030 è uno dei più ambiziosi tra le principali economie del mondo. La Commissione si sta preparando a proporre un nuovo obiettivo per il 2040, che potrebbe arrivare fino al 90 per cento.

La Commissione ha attribuito i progressi verso l'obiettivo del 2030 all'azione nel settore energetico, con le energie rinnovabili che hanno coperto il 24 per cento del consumo energetico dell'Ue nel 2023. Secondo la Commissione, la maggior parte degli Stati membri è ora allineata all'obiettivo di raggiungere una quota del 42,5 per cento entro il 2030.

L'agricoltura e i trasporti sono tra i settori in ritardo nella riduzione delle emissioni. Anche il Belgio, l'Estonia e la Polonia sono stati indicati per non aver presentato i loro Necp e sono stati esortati a "farlo senza indugio".

"Le emissioni sono diminuite del 37 per cento dal 1990, mentre l'economia è cresciuta di quasi il 70 per cento, a dimostrazione del fatto che l'azione per il clima e la crescita possono andare di pari passo", ha dichiarato il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra.

Quest'ultimo ha esortato gli Stati membri a "sfruttare questo slancio", aggiungendo che gli investimenti in tecnologie pulite e innovazione sono "essenziali" per la competitività industriale e per l'apertura di nuovi mercati per le imprese dell'Ue.

La Commissione ha invitato i Paesi a mantenere la rotta e ad attuare pienamente i piani presentati.

"Abbiamo motivi per essere orgogliosi, anche se non possiamo essere soddisfatti. Abbiamo fatto molta strada, ma non siamo ancora al punto di arrivo", ha dichiarato il Commissario per l'Energia Dan Jørgensen.

I piani sono forti solo quanto i processi che li attuano

I gruppi della società civile affermano che la loro analisi preliminare di questi Necp mostra che permangono gravi carenze. Sottolineano che molti di essi non hanno l'ambizione né le politiche necessarie per ottenere le riduzioni di emissioni richieste, in particolare nel campo dell'efficienza energetica.

Una coalizione di Ong provenienti da Francia, Germania, Irlanda, Italia, Svezia, Bulgaria, Cipro e Malta chiede alla Commissione europea di avviare un'azione legale contro i rispettivi governi. Ritengono che le carenze dei loro piani climatici non siano solo fallimenti politici, ma anche violazioni del diritto dell'Ue.

Gli Stati hanno l'obbligo legale di intraprendere azioni per il clima e la Commissione ha la chiara responsabilità di sostenere e far rispettare il diritto dell'Ue.

Can Europe afferma inoltre che il coinvolgimento obbligatorio dei cittadini nel processo si è rivelato particolarmente debole, con processi opachi o difettosi. Si tratta di un'occasione mancata per rafforzare i piani coinvolgendo i cittadini nella loro elaborazione.

"I piani climatici nazionali sono forti solo quanto i processi che li attuano - ha concluso Nargi -. Mettendo da parte la partecipazione pubblica e non riuscendo a stabilire chiari meccanismi di responsabilità, i governi stanno indebolendo le fondamenta dei loro impegni sul clima."

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