Dopo anni di studio i ricercatori del Van Gogh Museum di Amsterdam sono giunti alla conclusione che il lavoro, stilisticamente diverso da altri, è autentico
Dopo anni di dubbio e ricerche gli studiosi hanno tratto il dado: l'autoritratto di Van Gogh posseduto dal museo nazionale norvegese è un lavoro autentico del maestro olandese.
Lo sguardo timido, il viso contrito, sono più di altre tele il ritratto della sua malattia mentale: il quadro infatti è l'unico che Van Gogh dipinse durante settimane di psicosi acuta nell'estate del 1889, mentre era ricoverato a San Remy in Provenza. L'anno dopo si sarebbe suicidato.
Sifilide, disturbo bipolare, schizofrenia, tante le ipotesi sulla salute mentale di Van Gogh anche se l'artista scriveva al fratello Théo, in quel periodo: "Non sono veramente malato di mente. Come puoi vedere, i quadri che ho fatto nel periodo fra i due attacchi sono più tranquilli e non peggiori degli altri. Ho molta voglia di lavorare e non mi stanco".
L'autoritratto della pazzia
L'autoritratto non è l'unico che Van Gogh ha lasciato al mondo ma qui l'uso della spatola per appiattire le pennellate sul viso e colori insoliti, hanno fatto dubitare gli esperti e dato filo da torcere.
A portare avanti le ricerche sono stati i ricercatori del Van Gogh Museum di Amsterdam; tra questi c'è Louis van Tilborgh, che spiega così le differenze stilistiche tra questo e altri autoritratti: "Da quel momento in poi Van Gogh non è stato più davvero sé stesso, questo è il motivo per cui l'autoritratto è diverso da altri che ha fatto mentre si trovava nel sud della Francia. Questo, insieme al fatto che la provenienza non era pienamente riconducibile a Van Gogh, ha fatto sorgere dei dubbi ora dissipati".
Il quadro è attualmente esposto al Van Gogh Museum di Amsterdam, tornerà al museo nazionale di Norvegia di Oslo , attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione, l'anno prossimo.