Il rap ribelle "Made in Marocco". Il caso di Gnawi, la star di Youtube

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Di Debora Gandini
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Il rap ribelle "Made in Marocco". Il caso di Gnawi, la star di Youtube

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I suoi brani e la sua musica sono stati visti milioni di volte su YouTube. Per i giovani è una star. Per la giustizia invece inneggia all’odio. Lui è Mohammed Mounir, in arte Gnawi, un rapper marocchino. 

L’ultima sua hit “Lunga vita al popolo” ha avuto nove milioni di visitatori. Ma il successo lo ha portato dritto in carcere. Non sono piaciute le critiche alle autorità marocchine e alla polizia, senza contare un riferimento offensivo, anche se indiretto, al re. 

Yahya Semlali, co-autore del brano ci spiega che se un musicista ha il diritto di esprimersi, allora bisognerebbe dire fin dall'inizio quali sono le modalità di fare musica. “O meglio non si può dire nulla, stare zitti. Io invece parlo, ecco perché le persone rispondono e seguono la mia musica. So che le conseguenze non saranno semplici, ma non è un problema per noi. E questo perché non abbiamo nulla da perdere.”

Nel brano incriminato, visto che Gnawi si trova in carcere, il rapper si chiede cosa sia successo nel suo paese, sottolineando che tra poco tutti i problemi saranno risolti perché la gente avrà lasciato in massa il Marocco. Giusto o sbagliato? Forse la verità sta nel mezzo, con dei limiti, come spiega un professore di legge e noto politologo arabo, Mustapha Sehimi: "C'è libertà di parola, è sancito dall'articolo 25 della Costituzione marocchina. Questo riguarda tutte le forme di espressione, è nel testo costituzionale, e vale anche per la musica. Ma ci sono dei paletti da rispettare. Come non attaccare gli organi costituzionali, le istituzioni, coloro che ci difendendono."

Gnawi, volto di quella primavera araba, è diventanto intanto una celebrità. Come tanti suoi colleghi negli States. Ora si trova nella prigione di Salé. Un caso, che come la sua musica, sta facendo il giro del mondo in rete.

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