Scene di lotta di classe a Seul, "Parasite" racconta dei conflitti tra due famiglie tradizionali coreane di estrazione sociale diversissima.
Due anni dopo l'avventura di "Okja", accolto proprio a Cannes tra le polemiche per la distribuzione affidata a Netflix, torna sulla Croisette il regista coreano Bong Joon-ho.
"Parasite", "parassita", è la storia tragicomica, e a tratti noir, di due famiglie tradizionali coreane, di estrazione sociale diversissima. Scene di lotta di classe a Seul, niente a che vedere con mostri o di alieni, in "Parasite" si racconta tra diseguaglianze sociali e affinità umane, una guerra tra poveri nella quale, per definizione, alla fine perdono tutti. Ma di certo il film è tutt'altro che scontato.
Definito da Tarantino "uno Spielberg al suo massimo splendore", il 49 enne regista sudcoreano, è in concorso per la Palma d'Oro.