Al Mudec di Milano nella mostra su Klee ci sarà anche l'opera "Artista nomade-Manifesto" del 1940, mai vista prima in Italia.
Se il cubismo è stato un caso di atavismo, in cui l'uomo ridiventa cristallo, la perfetta rappresentazione delle centine della modernità ripescate alle origini è il marchio di Paul Klee, quel pittore novecentesco svizzero tedesco a cui il MUDEC di Milano dedica la mostra "Alle origini dell’arte".
"C’è più arte in un museo etnografico e in una stanza dei bambini che in tutte le pinacoteche del mondo" aveva sentenziato il Klee maestro dell'astrattismo lirico che reinventa nei volti, nella raffigurazione di abitazioni e linee i primordi di una modernità faticosa ad imporsi.
Il concetto di “primitivismo” in lui assunse connotazioni diverse rispetto a quelle comunemente utilizzate per le avanguardie storiche.
Tutto in arte può essere selvaggio e primitivo ma in Klee il primitivismo nasce col suo primo viaggio in Italia e la scoperta dell’arte paleocristiana a Roma, tra l’autunno del 1901 e la primavera del 1902.
Col piglio dell'ultimo barbaro sulle sponde del Mediterraneo Klee destruttura e ristruttura volti, geometrie, oggetti, paesaggi in una esperienza anche dolorosa al cospetto del passato.
L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 3 marzo 2019.