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Stati Uniti, la Federal Reserve taglia i tassi. È la prima volta quest'anno

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell parla durante una conferenza stampa dopo la riunione del Federal Open Market Committee. 17 settembre 2025
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell parla durante una conferenza stampa dopo la riunione del Federal Open Market Committee. 17 settembre 2025 Diritti d'autore  AP/Jacquelyn Martin
Diritti d'autore AP/Jacquelyn Martin
Di AP with Euronews
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La banca centrale degli Stati Uniti ha deciso di abbassare il costo del denaro di un quarto di punto percentuale, nonostante le preoccupazioni per possibile spinte inflazionistiche derivanti dalla guerra commerciale voluta dal presidente Donald Trump

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La Federal Reserve ha tagliato il tasso d'interesse di riferimento di un quarto di punto. La decisione è arrivata mercoledì 17 settembre, ed è accompagnata dalla previsione di operare altre due sforbiciate entro la fine dell'anno. A prevalere, per la banca centrale degli Stati Uniti, sono evidentemente le preoccupazioni legate alla dinamica in atto nel mercato del lavoro.

È la prima volta da dicembre che la Fed decide di operare un cambiamento della propria politica monetaria, che porta il tasso a breve termine a circa il 4,1 per cento, dal 4,3 per cento precedente. L'istituto guidato dal presidente Jerome Powell aveva finora mantenuto i tassi invariati quest'anno, per timore di una possibile spinta inflazionistica legata ai dazi imposti dalla Casa Bianca alle importazioni provenienti da numerose nazioni di tutto il mondo.

Le preoccupazioni per le dinamiche nel mercato del lavoro

Tuttavia, l'indice dei prezzi è rimasto per ora di poco al di sopra del 2 per cento, obiettivo fissato dalla stessa Fed: per questo l'attenzione della banca centrale si è concentrata sull'occupazione, i cui dati non appaiono positivi. Le assunzioni risultano quasi ferme al palo e il tasso di disoccupazione è in crescita. Un abbassamento dei tassi di interesse ridurrà i costi per l'ottenimento di mutui, prestiti al consumo e alle imprese, stimolando la crescita e il mercato del lavoro.

"Sono proprio i rischi che vediamo per il mercato del lavoro ad essere al centro della decisione odierna", ha confermato Powell in una conferenza stampa al termine della riunione di due giorni della Fed. Tuttavia, il presidente non ha lasciato immaginare un'ondata continuativa di misure espansionistiche, deludendo alcuni investitori. In una serie di proiezioni, i funzionari della Fed hanno spiegato che prevedono altri due tagli quest'anno, ma uno solo nel corso del 2026.

Prima della riunione, a Wall Street si immaginavano invece cinque tagli di qui all prossimo anno. Powell ha osservato al contrario che i dirigenti della Fed erano divisi sull'opportunità di tagliare i tassi soltanto una oppure due volte quest'anno. Di conseguenza, ha affermato che i tagli previsti devono essere considerati più una "probabilità" che una "certezza".

Powell e la Fed "hanno scelto la prudenza, l'aderenza ai dati e il mantenimento di tutte le opzioni per la politica monetaria futura", ha commentato Matt Luzzetti, capo economista di Deutsche Bank negli Stati Uniti. Di conseguenza, la risposta da parte dei mercati azionari non è stata euforica: l'indice S&P 500 ha chiuso le contrattazioni in calo dello 0,1 per cento; allo stesso modo, il Nasdaq ha subito una contrazione. Il Dow Jones Industrial Average ha invece guadagnato mezzo punto percentuale.

Una decisione non unanime all'interno della Federal Reserve

Un solo dirigente della Fed si è dissociato dalla decisione: Stephen Miran, nominato dal presidente Donald Trump e confermato dal Senato con un rapido voto nella giornata di lunedì, poche ore prima dell'inizio della riunione. Miran avrebbe preferito un taglio più corposo, di mezzo punto, ma Powell ha spiegato ai giornalisti che non c'era "molto sostegno" per una simile decisione ai vertici della banca centrale.

Molti economisti avevano previsto d'altra parte che ci sarebbero stati dissensi, e l'esito della riunione suggerisce che Powell sia riuscito a mostrare unità da parte di un gruppo che, oltre a Miran, comprende anche altri due dirigenti nominati da Trump durante il suo primo mandato presidenziale, oltre a un governatore della Fed, Lisa Cook, che il presidente americano sta cercando di licenziare.

Tuttavia, tra i 19 funzionari del comitato per la fissazione dei tassi della Fed sono emerse divergenze significative sulla direzione che la Fed dovrebbe prendere nel prossimo futuro. Sette di loro hanno dichiarato di non essere a favore di ulteriori tagli, mentre due sono a favore di un solo abbassamento; dieci ne chiedono invece almeno altri due. Un funzionario - probabilmente proprio Miran, ma le proposte sono presentate in forma anonima - ha indicato che sarebbe favorevole a diversi tagli consistenti, con l'obiettivo di portare il tasso al 2,9 per cento entro la fine dell'anno.

Powell: le diverse inclinazioni sono figlie dell'incertezza dell'economia

Powell ha dichiarato che l'ampia divergenza riflette le prospettive incerte dell'economia: "Non ci sono percorsi privi di rischio", ha dichiarato. "Non è evidente cosa fare".

La Fed si trova ad affrontare sia un contesto economico difficile che minacce alla sua tradizionale indipendenza. Inoltre, negli Stati Uniti si sta producendo una situazione complessa: è raro osservare al contempo un indebolimento sul mercato del lavoro e un'inflazione piuttosto elevata. Di solito, infatti un'economia in rallentamento induce i consumatori a ridurre le spese, raffreddando gli aumenti dei prezzi. Il mese scorso Powell ha indicato che la crescita lenta potrebbe tenere sotto controllo l'inflazione anche se i dazi dovessero spingere in direzione opposta.

L'indipendenza della banca centrale in gioco

A parte questo, il tentativo di Trump di licenziare Cook costituisce il primo caso di un presidente che cerca di rimuovere un governatore della Fed nei 112 anni di storia della banca centrale. Ed è stato visto da molti esperti di diritto come un attacco senza precedenti all'indipendenza dell'istituto.

La Casa Bianca ha accusato Cook di frode, ma l'accusa arriva dopo aspre critiche di Trump a Powell, e più in generale alla Fed, proprio per non aver tagliato i tassi molto più velocemente e in modo più deciso.

Nella tarda serata di lunedì, una corte d'appello ha confermato una precedente sentenza secondo la quale il licenziamento violerebbe i diritti di Cook in merito al giusto processo. Anche un tribunale di grado inferiore aveva stabilito che Trump non ha fornito una giustificazione sufficiente per rimuovere Cook.

Trump: "La Fed dovrebbe ascoltare persone intelligenti come me"

Martedì Trump aveva insistito sul fatto che i funzionari della Fed avrebbero dovuto "fare la loro scelta" sui tassi, ma aggiungendo: "Dovrebbero ascoltare persone intelligenti come me". Secondo il presidente, il taglio del costo del denaro dovrebbe essere di ben tre punti percentuali.

Alla domanda su quali siano i segnali che indicano che la Fed non funziona più in modo indipendente rispetto alle pressioni politiche, Powell ha gettato acqua sul fuoco: "Non credo che arriveremo mai a quel punto. Stiamo facendo il nostro lavoro esattamente come abbiamo sempre fatto".

La scelta della Fed di tagliare i tassi la pone in una posizione diversa da quella di molte altre banche centrali. La scorsa settimana, la Banca centrale europea ha lasciato invariato il suo tasso di riferimento, dato che l'inflazione sembra essere sotto controllo e l'economia ha subito per ora un impatto limitato rispetto ai dazi statunitensi.

Venerdì si prevede che anche la Banca d'Inghilterra manterrà allo stesso modo i tassi invariati, dato che l'inflazione, al 3,8 per cento, rimane superiore a quella degli Stati Uniti.

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