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SoftBank investe 2 miliardi di dollari in Intel: rafforzato il legame Usa-Giappone sui semiconduttori

La giapponese SoftBank acquisterà una partecipazione di 1,7 miliardi di euro in Intel
La giapponese SoftBank acquisterà una partecipazione di 1,7 miliardi di euro in Intel Diritti d'autore  AP Photo
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Di Euronews Business Agenzie: AP
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SoftBank acquisterà una quota del 2 per cento in Intel per 2 miliardi di dollari. Masayoshi Son punta a rafforzare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti, mentre Intel affronta licenziamenti e ristrutturazioni

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Il colosso tecnologico giapponese SoftBank Group ha annunciato l’intenzione di acquisire una partecipazione da 2 miliardi di dollari (1,7 miliardi di euro) in Intel, segnando un nuovo capitolo nella strategia del gruppo di Masayoshi Son di espandere la propria presenza negli Stati Uniti nel settore dei semiconduttori e delle tecnologie avanzate.

L’operazione prevede l’acquisto di azioni ordinarie a 23 dollari per titolo, pari a circa il 2 per cento della società. Lunedì, i titoli Intel avevano chiuso a 23,66 dollari (20,26 euro), mentre martedì il titolo è balzato del 5,4 per cento nelle contrattazioni pre-mercato. Al contrario, le azioni SoftBank hanno subito un calo del 4 per cento a Tokyo dopo l’annuncio.

SoftBank accelera sugli investimenti negli Stati Uniti

Negli ultimi mesi, SoftBank ha intensificato i propri investimenti negli Usa, soprattutto dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. A febbraio, Masayoshi Son si era unito allo stesso Trump, a Sam Altman (OpenAI) e a Larry Ellison (Oracle) per presentare Stargate, un maxi-progetto di intelligenza artificiale da 500 miliardi di dollari.

Commentando l’operazione con Intel, Son ha dichiarato: “I semiconduttori sono alla base di ogni industria. Questo investimento riflette la nostra convinzione che la produzione e la fornitura di chip avanzati cresceranno negli Stati Uniti, con Intel in un ruolo chiave”.

Intel tra ristrutturazioni e sfide di mercato

Fondata come uno dei pilastri della Silicon Valley, Intel ha perso terreno rispetto a concorrenti come Nvidia e AMD. Per rilanciarsi, il nuovo Ceo Lip-Bu Tan ha avviato una ristrutturazione con licenziamenti pari al 15 per cento della forza lavoro e l’obiettivo di ridurre i dipendenti core a 75.000 entro fine anno, contro i 99.500 del 2024.

Trump, inizialmente critico nei confronti di Tan, aveva dichiarato che il manager avrebbe dovuto dimettersi. Tuttavia, dopo un incontro personale, ha corretto il tiro definendolo un leader con “una storia straordinaria”.

Guerra dei chip: Intel e SoftBank tra USA, Giappone e Cina

L’investimento di SoftBank in Intel assume un significato geopolitico di primo piano. Gli Stati Uniti e i loro alleati, tra cui il Giappone, stanno rafforzando la cooperazione nel settore dei semiconduttori per ridurre la dipendenza dalla Cina, oggi leader nella produzione di componenti essenziali e oggetto di restrizioni tecnologiche da parte di Washington.

Intel è al centro della strategia statunitense di rilocalizzazione e potenziamento della produzione di chip, sostenuta dal CHIPS and Science Act. Allo stesso tempo, Tokyo ha varato incentivi miliardari per attrarre impianti di produzione avanzata, come quelli di TSMC a Kumamoto, consolidando l’asse tecnologico Usa-Giappone.

Per SoftBank, l’ingresso in Intel non è solo un investimento finanziario ma un modo per posizionarsi come attore strategico nella nuova guerra fredda tecnologica, dove i semiconduttori rappresentano l’infrastruttura critica per l’AI, la difesa e l’economia digitale.

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