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Dazi, cioccolato e orologi: la Svizzera prova a battere Trump sul suo stesso terreno

Una donna guarda un tabellone di mercato presso la sede della banca svizzera UBS a Zurigo, Svizzera, venerdì 24 marzo 2023
Una donna guarda un tabellone di mercato presso la sede della banca svizzera UBS a Zurigo, Svizzera, venerdì 24 marzo 2023 Diritti d'autore  Michael Buholzer/' KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Diritti d'autore Michael Buholzer/' KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Di يورو نيوز
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Colpita da dazi Usa del 39 per cento, la Svizzera tenta il dialogo con un’offerta “più attraente”. Posti di lavoro, export e persino i caccia F-35 in bilico. Riuscirà Berna dove altri hanno fallito?

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Sembra l'inizio di una barzelletta: un paese neutrale, famoso per il cioccolato e gli orologi, entra in crisi per colpa dei dazi. Ma per la Svizzera, non è uno scherzo: il governo ha annunciato che presenterà agli Stati Uniti un’“offerta più attraente” per evitare l’imminente stangata commerciale da parte dell’amministrazione Trump, che ha promesso dazi del 39 per cento su buona parte dell’export svizzero.

L’allarme è scattato venerdì, quando da Washington è arrivata la comunicazione ufficiale: niente più corsie preferenziali per Berna, colpevole – secondo Trump – di “relazioni commerciali unilaterali” e di non voler fare concessioni. Una decisione a sorpresa, che ha costretto il Consiglio federale a una riunione d’emergenza.

“Siamo pronti a fare una proposta più interessante per tutelare il nostro settore export”, ha dichiarato il governo svizzero in un comunicato ufficiale. Ma nessuna contromisura per ora, almeno pubblicamente.

Una relazione complicata

La Svizzera esporta negli Stati Uniti macchinari, orologi, cioccolato e farmaci. Si stima che i dazi colpirebbero fino al 60 per cento delle esportazioni svizzere, minacciando decine di migliaia di posti di lavoro e riducendo il Pil fino all’1 per cento, secondo le stime dell’Eth di Zurigo.

Le critiche non mancano. Alcuni parlano apertamente di “discriminazione”, notando come l’Ue, il Giappone e la Corea del Sud, con surplus ben maggiori, si siano fermati a tariffe molto più basse (non oltre il 15 per cento).

"La Svizzera ha già rimosso i dazi su quasi tutti i beni industriali Usa dal 2024. Il 99 per cento entra senza tasse", si legge nella nota del governo.

Quali carte ha in mano la Svizzera?

Tra le opzioni sul tavolo ci sarebbero l’acquisto di gas liquefatto americano e l’aumento degli investimenti in territorio Usa. Alcuni politici hanno anche ipotizzato la cancellazione dell’accordo da 6 miliardi per l’acquisto dei jet militari F-35A dagli Stati Uniti.

Nel frattempo, il ministro dell’Economia Guy Parmelin ha lasciato intendere che si stanno valutando tutte le alternative, anche se resta il silenzio su un possibile viaggio della presidente Karin Keller-Sutter a Washington. A suggerirlo è stato Nick Hayek, Ceo di Swatch, tra i più colpiti dalla misura.

Effetti immediati sui mercati

Il principale indice azionario svizzero SSMI è sceso dello 0,4 per cento, in controtendenza rispetto al trend positivo europeo. Le azioni di Swatch e Richemont sono crollate rispettivamente del 5 per cento e del 3,5 per cento durante la giornata.

Il franco svizzero ha perso terreno, toccando i massimi di un mese contro il dollaro, mentre Nomura prevede un possibile taglio dei tassi da parte della Banca nazionale svizzera già a settembre.

Trump punta al deficit

L’amministrazione Usa punta il dito sul deficit commerciale di 1.200 miliardi di dollari, e la Svizzera – con un surplus di 48 miliardi di dollari – è finita nella lista nera.

“Trump è concentrato sul deficit come se fosse una perdita netta per gli Usa”, ha commentato la presidente Keller-Sutter.

La Svizzera è nota per la sua diplomazia silenziosa ed efficace. Ora si trova davanti a una sfida titanica: convincere Trump a rivedere la linea dura, con offerte concrete ma senza perdere la faccia.

In un mondo di guerre commerciali, la neutralità potrebbe non bastare più.

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