Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Trump annuncia la fine della "Guerra dei Dodici giorni": il prezzo del petrolio scende e le borse salgono

Barche da pesca davanti a petroliere a sud dello Stretto di Hormuz, al largo della città di Ras Al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti. 19 gennaio 2012.
Barche da pesca davanti a petroliere a sud dello Stretto di Hormuz, al largo della città di Ras Al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti. 19 gennaio 2012. Diritti d'autore  AP/Kamran Jebreili/file
Diritti d'autore AP/Kamran Jebreili/file
Di Eleanor Butler
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button

I mercati hanno guadagnato martedì dopo che il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la tregua tra Israele e Iran

PUBBLICITÀ

I titoli azionari sono saliti e i prezzi dell'energia scesi martedì, dopo l'annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti di un "cessate il fuoco completo e totale" tra Iran e Israele.

La tregua, confermata da Iran e Israele, pone fine per ora a quella che Donald Trump ha chiamato la Guerra dei Dodici giorni, con probabile riferimento a quella dei Sei giorni che vide opporsi Israele, Egitto, Giordania e Siria nel 1967.

In risposta a questi sviluppi, i timori di un blocco dello Stretto di Hormuz da cui passa una porzione significative delle forniture energetiche globali si sono attenuati i prezzi del petrolio sono scesi.

Circa il 20 per cento del petrolio e del gas mondiale passa attraverso questa stretta via di navigazione nel Golfo Persico, stretta tra Iran e Oman.

Di quanto sono scesi i prezzi del Brent dopo annuncio tregua in Medio Oriente

Il Brent, lo standard internazionale, è sceso sotto i 70 dollari (67,8 Usd alle 9:30 ora italiana), mentre il Wti è sceso di oltre il 3 per cento intorno ai 65 dollari.

La scorsa settimana il Brent aveva superato i 78 dollari al barile, un livello mai visto dall'inizio dell'anno. Guardando invece agli Stati Uniti, i futures dell'S&P 500 sono saliti dello 0,58 per cento a 6.112,00 lunedì, mentre quelli del Dow Jones sono aumentati dello 0,51 per cento a 43.118,00.

Nel resto del mondo l'indice australiano S&P/ASX 200 è salito dello 0,89 per cento a 8.550,10, il Kospi della Corea del Sud del 2,96 per cento a 3.103,64 punti, l'indice Shanghai Composite sta crescendo a mercati aperti di oltre l'uno per cento. L'Hang Seng di Hong Kong va oltre il 2 per cento di incremento, mentre il Nikkei giapponese ha chiuso a +2 per cento a 24.162,70 e il Nikkei 225 è aumentato dell'1,16 per cento a 38.796,39.

L'indice del dollaro USA è scivolato dello 0,32 per cento a 98,10. L'euro ha guadagnato lo 0,25 per cento rispetto al dollaro, mentre lo yen è sceso dello 0,48 per cento rispetto al biglietto verde.

Gli economisti avevano suggerito che le persistenti minacce al petrolio avrebbero aumentato il valore del dollaro Usa e danneggiato altre valute come l'euro, soprattutto perché l'economia statunitense è più indipendente dal punto di vista energetico.

"Le questioni strutturali legate al deficit e la gestione volatile delle tariffe doganali da parte dell'amministrazione Trump dovrebbero continuare a pesare su un dollaro USA sopravvalutato", ha avverito tuttavia in una conversazione con Euronews Greg Hirt, chief investment officer di Allianz Global Investors.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

Energia, Shell dichiara di non essere in trattativa per l'acquisizione di British Petroleum

Trump minaccia il ritiro delle truppe Usa dall’Europa: gli scenari possibili e le conseguenze

Alibaba punta sull’AI: annunciati nuovi investimenti miliardari, azioni +9% a Hong Kong