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Mercati europei volatili e in flessione dopo il rimbalzo della seduta precedente

Dipendenti nella sala trading di Nordea Markets seguono il mercato azionario a Oslo, Norvegia, lunedì 7 aprile 2025.
Dipendenti nella sala trading di Nordea Markets seguono il mercato azionario a Oslo, Norvegia, lunedì 7 aprile 2025. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Angela Barnes & Tina Teng
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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I mercati europei in flessione mercoledì mattina a causa dell'entrata in vigore delle nuove tariffe doganali decise da Donald Trump

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Dopo il rimbalzo di ieri, aprono in flessione le principali borse europee a causa dell'entrata in vigore dei cosiddetti "dazi reciproci" decisi dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L'agenzia doganale statunitense ha confermato che si sta preparando a raccogliere i dazi specifici per Paese da 86 nazioni.

La peggiore è Francoforte (-2,5 per cento) fra vendite che non risparmiano nessun settore, anche se Milano (-1,9 per cento) ha ridotto le perdite Stm (-3 per cento).

Fra i titoli dell'auto Stellantis ha cambiato direzione e guadagna l'1,6 per cento, l'unica con segno positivo insieme a Iveco (+0,85 per cento) sulla scia del recupero di Volkswagen (+1,8 per cento) che ha annunciato consegne in crescita.

Saipem invece guida i cali (-5,2 per cento) insieme a Recordati (-4,3 per cento). Si è ridotto intanto lo spread Btp-Bund a 127,8 punti base.

I maggiori indici di Borsa italiana registrano ribassi di poco inferiori al 3 per cento, vanificando il colpo di reni della seduta precedente.

Muro tra Washington e Pechino

Trump ha dichiarato di essere aperto ai negoziati, ma ha confermato che le tariffe doganali previste sulle importazioni cinesi, che hanno raggiunto il 104 per cento, proseguiranno.

Ha firmato anche un ordine esecutivo che triplica le tariffe doganali sui piccoli pacchi esportati dalla Cina continentale e da Hong Kong che finora erano esenti da dazi al 90 per cento, a partire dal 2 maggio.

Trump ha dichiarato che sta facendo "accordi su misura" con alcune nazioni, in quanto alcuni Paesi asiatici e l'Unione europea sono aperti alle discussioni.

Tuttavia, non ci sono state risposte da parte della Cina, che martedì ha giurato di "combattere fino alla fine". "Anche la Cina vuole fare un accordo, ma non sa come avviarlo. Stiamo aspettando la loro chiamata. Succederà!", ha detto Trump martedì alla Casa Bianca.

I mercati asiatici in fibrillazione

I mercati azionari asiatici hanno reagito in gran parte con forti cali all'entrata in vigore dei nuovi dazi statunitensi che hanno alimentato i timori di una guerra commerciale, imponendo un prelievo di oltre il 100 per cento sulle merci cinesi.

La Borsa di Hong Kong gira e chiude in positivo grazie al rally registrato nel finale: l'indice Hang Senge, recuperando circa l'1 per cento, termina la seduta con un rialzo dello 0,68 per cento, a 20.264,49 punti.

Positive, rispetto alla generale tendenza negativa dei listini asiatici, anche le Borse di Shanghai e di Shenzhen, i cui indici Composite, segnano progressi, rispettivamente, dell'1,31 per cento e dell'1,77 per cento, a 3.186,81 e 1.823,61 punti.

I beni rifugio brillano

Il sentimento di rischio ha guidato i guadagni dei tradizionali beni rifugio, tra cui l'oro, lo yen giapponese, l'euro e il franco svizzero.

L'oro a pronti è salito di oltre l'1 per cento, raggiungendo un massimo giornaliero di 3.018 dollari l'oncia. L'euro è salito dello 0,7 per cento rispetto al dollaro USA, attestandosi a 1,1037 alle 5:30 CET, sfiorando un massimo di sette mesi, mentre il dollaro si è indebolito dello 0,65 per cento sia nei confronti dello yen giapponese che del franco svizzero, scendendo ai livelli visti l'ultima volta nell'ottobre 2024.

Tuttavia, i Treasury statunitensi sono stati oggetto di forti vendite, in particolare per quanto riguarda i titoli di Stato a più lunga scadenza, suggerendo che gli operatori stanno diventando sempre più scettici sulle prospettive economiche degli Stati Uniti. I rendimenti dei Treasury USA a 30 anni sono saliti di 20 punti base ai massimi da un anno a questa parte.

Il petrolio estende le perdite

Nella seduta di martedì 8 aprile il petrolio ha subito una nuova flessione ed è sceso sotto i 58 dollari. La struttura tecnica di breve periodo rimane quindi precaria, con i principali indicatori direzionali che si trovano ancora in posizione short.*

Solo il forte ipervenduto registrato dagli oscillatori più reattivi può impedire un ulteriore cedimento e favorire una fase riaccumulativa.

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