Gli ultimi mesi del 2024 appaiono piuttosto deludente per il commercio al dettaglio nei Paesi dell'Eurozona. E non si prevede una ripresa per il 2025
I volumi destagionalizzati delle vendite al dettaglio nei Paesi che adottano l'euro indicano una timida crescita a novembre del 2024, pari allo 0,1 per cento, rispetto al calo dello 0,3 per cento registrato nel mese precedente. A spiegarlo sono i dati diffusi nella mattinata di giovedì 9 gennaio dall'istituto statistico europeo Eurostat. A settembre, invece, si era registrato un modesto aumento dello 0,5 per cento.
Considerando tutti i Paesi dell'Unione europea e non solo quelli dell'Eurozona, i dati indicano un +0,2 per cento, dopo la contrazione di ottobre dello 0,1 per cento e il +0,4 per cento di settembre. "I volumi totali rimangono ben al di sotto del picco del novembre 2021 e del trend pre-pandemia", ha dichiarato Andrew Kenningham, capo economista per l'Europa di Capital Economics, secondo il "la ripresa successiva ai lockdown è stata deludente".
I problemi nelle catene di approvvigionamento e la guerra in Ucraina, hanno fatto registrare un'impennata dell'inflazione nel 2022, ma da tempo ormai la spinta si è raffreddata. Tanto da aver convinto la BCE a ritornare timidamente a una politica monetaria più espansiva, ritoccando al ribasso i tassi di interesse. La stretta anti-inflazione sembra però essere stata tale da colpire fortemente il commercio al dettaglio.
Le vendite al dettaglio reggono a Cipro e in Bulgaria
A contribuire al rialzo dello 0,1 per cento di novembre sono stati i dati positivi per i carburanti per autotrazione (0,8 per cento) e l'incremento delle vendite di prodotti alimentari, bevande e tabacco (0,1 per cento).
Il commercio di prodotti non alimentari, esclusi i carburanti per autotrazione, è invece diminuito dello 0,6% su base mensile. Confrontando gli Stati membri che hanno dati disponibili, gli aumenti mensili più marcati dei volumi sono stati registrati a Cipro (2,3 per cento), in Bulgaria (1,3 per cento), Danimarca e Lettonia (entrambi 1,1 per cento).
Le diminuzioni più sensibili sono state segnate invece in Belgio (-2,4 per cento), Germania e Spagna (entrambe -0,6 per cento), nonché in Polonia e Finlandia (entrambe -0,2 per cento). La Francia ha registrato al contrario un aumento su base mensile dello 0,3 per cento.
I consumatori preferiscono risparmiare per via delle incertezze
Guardando al 2025, Andrew Kenningham osserva che "l'aumento dei redditi reali, la modesta crescita dell'occupazione e il calo dei tassi di interesse dovrebbero sostenere i consumi". Tuttavia, ha osservato che è più probabile una ripresa modesta che un forte rimbalzo, poiché il prossimo anno i redditi reali cresceranno a un ritmo più lento.
Peter Vanden Houte, capo economista di ING Belgium, spiega a Euronews che "l'indebolimento delle vendite al dettaglio di novembre è dovuto più a una minore volontà di spendere che a una mancanza di potere d'acquisto. Uno dei fattori che hanno determinato l'indebolimento della fiducia dei consumatori è l'aspettativa di un aumento della disoccupazione. Questo ha probabilmente innescato un aumento del risparmio precauzionale".
È improbabile un'accelerazione significativa del commercio al dettaglio prima della seconda metà del 2025, ha aggiunto Vanden Houte. Secondo il quale "per i prossimi mesi c'è ancora molta incertezza legata al nuovo presidente degli Stati Uniti, ma anche alla situazione politica piuttosto difficile in Francia e Germania. Inoltre, il timore di una pressione sul mercato del lavoro non scomparirà nel breve periodo, con molte aziende europee, soprattutto nel settore manifatturiero, che annunciano ristrutturazioni e licenziamenti".