Su richiesta delle bande musicali militari, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di rimuovere l'esclamazione finale che finora ha concluso l'inno di Mameli dopo il verso “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”
Durante gli eventi istituzionale e le cerimonie militari non dovrà più essere pronunciato il "Sì" finale dell'inno di Goffredo Mameli, che finora è seguito al verso "Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò". Al posto dell'esclamazione la canzone si concluderà con la musica.
Lo stabilisce un decreto del 14 marzo scorso adottato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Come riporta il Fatto Quotidiano, secondo il Quirinale a richiedere la modifica sono state le bande musicali militari, per uniformare l'esecuzione dell'inno con il testo originale di Mameli.
La scelta di modificare l'inno d'Italia per uniformarlo alla versione originale
Il decreto di Mattarella è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025. Lo scorso 2 dicembre lo Stato Maggiore della Difesa ha disposto che in occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, quando viene eseguito ‘Il Canto degli italiani’ non dovrà essere pronunciato il ‘sì!’ finale.
Sul sito del Quirinale viene mostrata l’esecuzione del 1971, cantata dal tenore Mario Del Monaco.
La scelta di modificare l'inno per uniformarlo alla versione originale ha però sollevato un dibattito tra storici e filologi. Se nella versione inviata da Mameli al compositore Michele Novaro l'esclamazione non è presente, questa si trova invece nello spartito scritto da Novaro. Il compositore avrebbe aggiunto il "sì" finale per esigenze ritmiche e di esecuzione, secondo i filologi.
Nel corso del tempo l'esecuzione dell'inno con l'esclamazione finale è diventata una consuetudine.