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Crisi nell’asse polacco-ungherese: il caso Nawrocki incrina l’“amicizia” tra Varsavia e Budapest

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orban e il Presidente polacco Karol Nawrocki
Il Primo Ministro ungherese Viktor Orban e il Presidente polacco Karol Nawrocki Diritti d'autore  Paweł Głogowski/AP
Diritti d'autore Paweł Głogowski/AP
Di Aleksandra Galka Reczko
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La cancellazione dell’incontro tra Nawrocki e Orbán segna un nuovo punto di tensione tra Polonia e Ungheria. Tra dissensi politici, rifugiati eccellenti a Budapest e pressioni sul fronte ucraino, l’antico asse sovranista si indebolisce

L’alleanza sovranazionale tra il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) e Fidesz, un tempo cementata da slogan come “amicizia polacco-ungherese”, sembra attraversare una fase di profondo raffreddamento. A incrinare ulteriormente i rapporti è stata la decisione del presidente polacco Andrzej Nawrocki diannullare un incontro con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, gesto interpretato dagli analisti come un segnale politico preciso.

Secondo Witold Ostant, analista dell’Istituto Occidentale, si tratta di un messaggio chiaro: "Non lo definirei un vero allentamento, ma è certamente un gesto che indica che alcune cose non sono più accettabili".

Pur riconoscendo l’importanza del legame tra Varsavia e Budapest all’interno della Nato e nelle dinamiche di potere dell’Unione europea, Ostant sottolinea che l’amicizia decantata negli anni di governo PiS è stata in gran parte simbolica. "Al di là delle belle parole, non ci sono stati investimenti significativi né una rottura con la dipendenza energetica dalla Russia."

Budapest tra Mosca e Varsavia

Il ruolo dell’Ungheria nel quadro europeo continua inoltre a essere determinato dai suoi forti legami economici con la Russia: energia, tecnologia nucleare e capitali provenienti da Mosca restano elementi essenziali per il governo Orbán. "Varsavia non può competere con il Cremlino come partner per Budapest", osserva Ostant.

A questo si aggiunge un elemento delicato: il caso dei “rifugiati politici” polacchi a Budapest. L’ex ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro e il deputato PiS Marcin Romanowski, entrambi sotto indagine in Polonia per irregolarità nella gestione del Fondo per la giustizia, sono stati protetti dal governo ungherese. "È una situazione esotica in un contesto Ue e Schengen. Finché Budapest vorrà, li terrà con sé", ironizza l’esperto, ipotizzando future “fughe” verso Paesi più lontani.

L’immagine di Nawrocki e i rapporti con l’Ucraina

Ostant legge la scelta del presidente polacco anche come un calcolo di immagine: una fotografia con Orbán, reduce da una visita al Cremlino e mentre negli Stati Uniti sono in corso colloqui di pace, sarebbe politicamente difficile da giustificare.

Nawrocki punta quindi a mostrarsi come un leader “duro e indipendente”, in contrasto – secondo l’analista – con l’incertezza che avrebbe caratterizzato la fase finale della presidenza di Andrzej Duda.

La decisione ha generato una reazione immediata da parte dell’Ucraina: il ministro degli Esteri Andriy Sybiha l’ha definita «davvero buona», ringraziando Varsavia per la sua posizione di principio e la solidarietà mostrata verso Kiev.

Un vertice ridimensionato

Mercoledì Nawrocki parteciperà comunque al vertice del Gruppo di Visegrad, ma con un’agenda ridotta: non sono previsti incontri diretti con Orbán né con il presidente ungherese Tamás Sulyok.

Il cambiamento, annunciato dal capo dell’Ufficio di politica internazionale Marcin Przydacz, riflette la volontà di Varsavia di mantenere una linea chiara sulla necessità di porre fine all’aggressione russa contro l’Ucraina.

La crisi aperta tra Polonia e Ungheria segna dunque un passo significativo nella trasformazione del panorama politico dell’Europa centrale: ciò che un tempo appariva un asse solido e ideologicamente compatto oggi mostra crepe sempre più evidenti, tra pressioni geopolitiche, interessi divergenti e scelte di politica interna.

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