Incontro in Vaticano tra Papa Leone XIV e Mahmoud Abbas: al centro Gaza, la crisi umanitaria e il rilancio della soluzione dei due Stati
È una giornata dal forte valore diplomatico quella che si è svolta questa mattina in Vaticano. Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza, nel Palazzo Apostolico, il presidente palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto anche come Abu Mazen.
L’incontro coincide con il decimo anniversario dell’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, firmato il 26 giugno 2015 ed entrato in vigore nel gennaio 2016.
La Sala Stampa vaticana riferisce che il colloquio si è svolto in un clima “cordiale”. Il Pontefice e Abbas hanno condiviso la preoccupazione per la situazione nella Striscia di Gaza, sottolineando la necessità urgente di soccorrere la popolazione civile e di lavorare affinché il conflitto trovi una soluzione politica.
"È urgente aiutare la popolazione civile di Gaza e lavorare per la pace, nella prospettiva della soluzione dei due Stati", si legge nella nota vaticana.
Un incontro annunciato da tempo
L’udienza del 6 novembre era stata programmata da settimane: per Papa Leone XIV si tratta del primo incontro con il presidente palestinese da quando è stato eletto.
Prima del faccia a faccia in Vaticano, i due si erano sentiti telefonicamente il 21 luglio scorso, quando il Papa aveva ribadito i punti fermi di qualsiasi confronto diplomatico: il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, la protezione dei civili e dei luoghi sacri, il divieto dell’uso indiscriminato della forza e di trasferimenti forzati della popolazione.
Durante quella telefonata, Leone XIV aveva ricordato anche la ricorrenza del decimo anniversario dell’Accordo Globale tra Santa Sede e Palestina.
L’arrivo a Roma e l’omaggio a Papa Francesco
Abbas è arrivato ieri a Roma. Appena atterrato, si è recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove ha deposto un omaggio floreale presso la tomba di Papa Francesco, in un momento di raccoglimento privato.
Ad accompagnarlo c’era padre Ibrahim Faltas, già vicario della Custodia di Terra Santa e figura storica nei rapporti tra la Chiesa cattolica e la Palestina.
Palestina, i rapporti con la Santa Sede
Quello di oggi non è il primo incontro tra la Santa Sede e Abbas. Negli anni, il presidente palestinese ha più volte fatto visita a Papa Francesco.
Nel 2014, nei Giardini Vaticani, si era svolta la celebre preghiera per la pace con Shimon Peres e Papa Francesco, durante la quale venne piantato un ulivo. Erano presenti allora all’evento, seguito al viaggio del Pontefice a Gerusalemme, anche il patriarca Bartolomeo e una rappresentanza di cristiani, ebrei e musulmani della Terra Santa.
L’ultimo incontro tra Abbas e Papa Francesco risaliva al 12 dicembre 2024, quando la Santa Sede aveva ribadito la necessità di intervenire sulla crisi umanitaria a Gaza e di lavorare per la soluzione dei due Stati, con Gerusalemme come luogo di incontro tra le tre religioni monoteiste.
Recentemente, telefonate e colloqui si sono intensificati dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la conseguente reazione militare israeliana nella Striscia di Gaza.
La posizione della Santa Sede
Con Papa Leone XIV, la linea della Santa Sede rimane chiara:
- tutela dei civili e dei luoghi sacri,
- rifiuto dell’uso indiscriminato della forza,
- diplomazia e dialogo come unica via,
- Gerusalemme città dal carattere speciale e patrimonio condiviso.
L’udienza con Abu Mazen conferma la volontà del nuovo Pontefice di mantenere un ruolo attivo nella diplomazia internazionale, riaffermando l’impegno della Santa Sede nel sostenere una soluzione politica e umanitaria alla crisi in Medio Oriente.
La recente visita di Herzog
Anche il presidente israeliano Isaac Herzog è stato ricevuto recentemente in Vaticano: il 4 settembre Papa Leone XIV lo ha incontrato nel Palazzo Apostolico, prima dei colloqui in Segreteria di Stato con il cardinale Pietro Parolin e l’arcivescovo Paul R. Gallagher.
Al centro della visita, la situazione in Medio Oriente e la necessità di riportare stabilità nella regione. In quell'occasione, la Santa Sede aveva ribadito che la soluzione dei due Stati resta “l’unica via d’uscita dalla guerra in corso”, chiedendo una pronta ripresa dei negoziati, il rispetto del diritto internazionale umanitario e il cessate-il-fuoco permanente a Gaza, insieme alla liberazione degli ostaggi e all’ingresso sicuro degli aiuti umanitari.
Nei colloqui era stato ricordato anche il valore storico delle relazioni tra Santa Sede e Israele, affrontando questioni legate alla presenza delle comunità cristiane in Terra Santa e al loro contributo nei settori dell’istruzione, della coesione sociale e della stabilità regionale, oltre alla particolare attenzione riservata allo status unico della Città di Gerusalemme.