Il ministero degli Esteri italiano e quello greco hanno mandato un appello a Israele mentre gli attivisti parlavano ai media in una "conferenza stampa di emergenza", una volte raggiunte le 120 miglia nautiche da Gaza
"L'Italia e la Grecia seguono attentamente gli sviluppi della Global Sumud Flotilla e si appellano alle autorità israeliane per garantire la sicurezza e l’incolumità dei partecipanti e consentire ogni azione di tutela consolare", alla luce degli eventi in cui la flotta è andata incontro nelle prime ore di mercoledì.
Lo ha comunicato la Farnesina in una nota diffusa in tarda mattinata aggiungendo che i ministri degli Affari Esteri della Repubblica Italiana e della Repubblica Ellenica fanno "appello alle donne e agli uomini della Flotilla affinché accettino la disponibilità offerta dal Patriarcato latino di Gerusalemme a consegnare in sicurezza gli aiuti destinati in solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Gaza".
L'appello arriva in contemporanea a una conferenza stampa di "emergenza" convocata dalla Global Sumud Flotilla (Gsf), una volta raggiunta la soglia delle 120 miglia nautiche da Gaza (222 chilometri), la zona in cui si ritiene ormai imminente un intervento della Marina di Israele.
"Abbiamo incrociato pochi minuti fa due navi, quasi sicuramente israeliane: sembravano essere dei rimorchiatori. Poi si sono allontanate. La navigazione prosegue verso Gaza e al momento non vediamo blocchi all'orizzonte", ha riferito uno degli attivisti italiani a bordo della Grande Blu, una delle imbarcazioni della Gsf.
Cosa è stato detto nella conferenza stampa della Global Sumud Flotilla
Due attivisti a bordo della Gsf hanno chiarito nella conferenza stampa la dinamica degli attacchi subiti nelle prime ore di mercoledì. Le navi Alma e Sirius sono state prese di mira da manovre di disturbo da parte di navi che gli attivisti identificano come israeliane.
L'attivista brasiliano Thiago Ávila ha confermato quanto già riferito in una nota della Gsf in mattinata secondo cui il capitano di una delle due imbarcazioni, in testa alla flotilla, è stato costretto a "una brusca manovra per evitare una collisione frontale" con una nave da guerra.
Per Ávila si è trattato di un tentativo di "guerra psicologica" da parte di Israele, che ha circondato le imbarcazioni per diversi minuti e disturbato le comunicazioni con l'esterno. La nave Alma ha subito anche danni elettronici e meccanici, ha riferito l'attivista a bordo.
Dopo avere disturbato la prima nave, è stata circondata la Sirius, secondo un altra attivista brasiliana Lisi Proenca. "La nave israeliana si è avvicinata ed è girata intorno per 15 minuti senza entrare in contato diretto", ha detto l'attivista imbarcata sulla Sirius.
Proenca ha parlato anche in questo caso di disturbi alle comunicazioni e testimoniato che l'equipaggio a un certo punto è uscito per mostrare ai militari di non essere armati.
Albanese: "La Flotilla è nella piena legalità"
La conferenza stampa, durata un'ora tra le 11:30 e le 12:30 ora italiana e trasmessa dal canale Youtube della Gsf, ha affrontato anche le questioni e le conseguenze legali che gli attivisti potrebbero affrontare.
Ne hanno discusso alcuni esperti, tra cui la Relatrice speciale dell'Onu per i diritti nei territori occupati palestinesi, Francesca Albanese.
"Sappiamo degli aiuti trasportati dalla Flotilla, ma quello che gli attivisti fanno davvero di applicare il diritto internazionale", a differenza di Israele e di vari Stati che "dovrebbero rispettarlo e farlo rispettare", ha detto Albanese parlando in inglese.
Un eventuale intercetto della flotta da parte di Israele costituirebbe un'altra "violazione del diritto internazionale e di quello dei mari" perché, ha spiegato la giurista italiana, non solo la flotilla si trova ora "in acque internazionali", ma anche quelle all'interno delle 12 miglia di zona esclusiva dalla costa "sono acque della Palestina" su cui "Israele non ha sovranità".
Le autorità di Israele, che impone da quasi due decenni un blocco navale della Striscia, hanno indicato una zona rossa di 120 miglia oltre cui la Gsf non sarà fatta passare per "motivi di sicurezza".
Secondo media israeliani, prima di abbordare le navi la Marina militare farà annunci con gli altoparlanti chiedendo agli attivisti di tornare indietro verso i Paesi da cui sono venuti e, se non si ritireranno, li fermerà e li trasferirà in Israele dove centinaia di agenti sono stati allertati nella città portuale di Ashdod.
Albanese ha definito fittizio il limite delle 120 miglia e ricordato ai Paesi, di cui gli attivisti sono cittadini e sotto le cui bandiere naviga la flotta per Gaza, l'obbligo di prendersi "responsabilità di quanto accadrà loro quando saranno sequestrati da Israele".
Si tratta anche di una questione di diritto nazionale, ha argomentato la direttrice della Palestinian Assembly for Liberation (P.A.L) Law Commision, Lamis Deek.
"Governi, come l'Italia, non devono abbandonare gli obblighi", verso i propri cittadini, così come l'Unione europea, ha detto l'avvocata palestinese nell'incontro on line. "Il loro compito è di prevenire quanto Israele sta facendo" alla flotta e a Gaza.
Le ultime due missioni della Flotilla per Gaza sono state intercettate da navi israeliane, la Madleen a giugno a circa 100 miglia nautiche dalla Striscia, e a luglio la Handala a 57 miglia nautiche.
Il confronto si consuma mentre gli attacchi israeliani e l'offensiva di terra su Gaza proseguono, con decine di morti registrati anche mercoledì. Il bilancio delle vittime ha superato i 66mila morti, secondo le autorità sanitarie locali.