Centinaia di migliaia di persone però rimangono per ora nella maggiore città della Striscia ed altre tornano per mancanza di spazi nelle tendopoli sulla costa di Khan Younis. L'esercito israeliano ha aperto una seconda via per evacuare. Colpito ospedale pediatrico di Gaza City
Almeno 17 persone sono rimaste uccise nei bombardamenti mercoledì dell'esercito israeliano (Idf) sulla Striscia di Gaza, dopo il centinaio decedute nel primo giorno di offensiva di terra sul Gaza City.
Tra i siti colpiti c'è l'ospedale pediatrico Al-Rantisi, secondo le autorità locali, che hanno parlato di tre bombardamenti e di una quarantina di pazienti costretti ad evacuare.
Sono circa 400mila i palestinesi che hanno lasciato nelle ultime ore la maggiore città del territorio palestinese, secondo i calcoli dell'Idf, sul milione circa di residenti stimati dalle Nazioni Unite.
A causa del numero di sfollati che intasa la strada Al-Rashid, che segue la costa mediterranea, i militari hanno annunciato che sarà aperta una seconda via di evacuazione, su Salah a-Din, l'arteria principale che collega il nord e il sud di Gaza.
La strada rimarrà praticabile fino a mezzogiorno di venerdì, ha reso noto su X il portavoce per l'arabo dell'Idf, Avichay Adraee.
La gente si dirige verso l'area di Khan Younis, dove si trova la zona umanitaria di Al-Mawasi, che non è stata tuttavia esente in questi mesi da stragi dei colpi israeliani.
Secondo alcun media, tuttavia, la saturazione degli spazi per i profughi e la mancanza di servizi minimi hanno spinto un migliaio di residenti a tornare di Gaza City.
L'ufficio stampa del governo di Hamas nella Striscia parla addirittura di 15mila persone a ritornare a Gaza City a causa delle condizioni di vita impossibili nel sud.
L'assalto della città, casa per casa, della fanteria con corazzati telecomandati è la seconda fase dell'operazione Carri di Gedeone, lanciata da Israele dopo una prima invasione della Striscia fino all'estremo sud, seguita dalla riorganizzazione dei miliziani di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi nel nord del territorio.
Secondo i vertici militari di Tel Aviv, l'operazione dovrebbe durare "mesi" e con tutta probabilità non diminuirà di intensità fino alla visita del premier israeliano alla Casa Bianca il 29 settembre, annunciata dallo stesso Netanyahu.
La sua scelta di insistere sulla forza invece che sui negoziati, che sembrano orami chiusi dopo il tentato omicidio in Qatar degli emissari di Hamas, divide però Israele.
Dimostranti si sono accampati martedì davanti alla residenza del primo ministro a Gerusalemme. Tra questi c'erano famigliari degli ostaggi, le cui speranze di rivedere la ventina di loro ritenuti ancora in vita, si affievolisce con il passare dei giorni.