Nonostante il misure di sicurezza rafforzate date le proteste, i manifestanti hanno invaso il percorso in città pro-palestinese. Il danese Jonas Vingegaard vince ma senza premiazione
La Vuelta è stata fermata all'ultima tappa nella capitale spagnola da manifestanti pro-Palestina, come già accaduto nei giorni scorsi. Centinaia di persone hanno invaso domenica le strade di Madrid, dove era prevista sulla Gran Via la passerella finale della corsa ciclistica, in protesta contro la partecipazione della squadra Israel Premier Tech alla competizione.
Momenti di forte tensione si sono vissuti nei pressi del museo del Prado, dove i poliziotti in tenuta anti-sommossa sono entrati in contatto con i manifestanti e gli agenti, che scandivano cori contro il genocidio a Gaza tra cui: "Questa Vuelta la vince la Palestina".
Nonostante la presenza di 1500 agenti di polizia, l'organizzazione ha deciso di fermare la corsa a 56 chilometri dall'arrivo e ha decretato la conclusione della tappa e della Vuelta senza il taglio del traguardo finale.
Jonas Vingegaard ha vinto così l'edizione 2025 ma non vi sarà la cerimonia di premiazione.
Molte le proteste durante tutta la Vuelta 2025
"La violenza ha vinto sullo sport e ritengo il primo ministro" Pedro Sanchez "responsabile", ha commentato il sindaco di Madrid, José Luis Martínez-Almeida, "sono riusciti a interrompere la tappa finale della Vuelta e a dipingere un quadro vergognoso del nostro Paese".
"Israele non può partecipare ad alcun evento" sportivo e culturale mentre "continua a commettere un genocidio" nella Striscia di Gaza, ha risposto sui social media la ministra del Lavoro e vice premier spagnola, Yolanda Diaz, "la società spagnola ha dato una lezione al mondo paralizzando la Vuelta".
La Spagna ha vissuto quest'anno una delle edizioni più turbolente del suo giro ciclistico, che viene per importanza dietro solo al Tour de France e al Giro d'Italia.
Le mobilitazioni, indette dal Comitato palestinese del Movimento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (Bds) con lo slogan "L'unico obiettivo: la Palestina libera", hanno contestato ancora una volta la partecipazione della squadra Israel-Premier Tech alla gara.
I leader dei partiti della sinistra spagnola, da Podemos a Más Madrid, hanno appoggiato le manifestazioni, previste lungo il percorso della 21ª e ultima tappa, di 106,6 chilometri tra Alalpardo e il centro della capitale spagnola.
Gli organizzatori hanno apportato modifiche all'ultimo minuto, tagliando cinque chilometri dal percorso previsto "per motivi di traffico", ma si temeva che questa passerella finale si sarebbe svolta ancora in un clima di tensione, come avvenuto sin dal passaggio della corsa a Bilbao.
Corsa conclusa, vince Vingegaard
Il danese Jonas Vingegaard, che indossava la maglia rossa ed è stato decretato vincitore dopo lo stop, ha mostrato comprensione per i manifestanti.
"Tutti hanno il diritto di protestare. Capisco le ragioni, ma è un peccato che debba accadere qui", ha dichiarato ai media locali ammettendo di avere temuto in questi giorni per la continuità della corsa.
Già sabato, nella penultima tappa con arrivo alla Bola del Mundo, un centinaio di attivisti aveva bloccato la strada a 18 chilometri dall'arrivo, costringendo il gruppo a evitare il sit-in sui bordi tra momenti di caos. Un manifestante era stato arrestato per avere aggredito un agente di polizia.
Alcuni leader di Podemos, come Ione Belarra e Irene Montero, avevano partecipato a proteste parallele a Cercedilla che hanno costretto a modificare il percorso.
Situazioni analoghe, oltre che a Bilbao e infine a Madrid, si erano vissute già nelle tappe di Castro Urdiales e Valladolid hanno dovuto essere modificate, con arrivi anticipati o prove a tempo ridotte. In totale, sei degli ultimi dieci giorni della corsa sono stati modificati.
Israel Premier tech, la storia del team di ciclismo
La squadra che è stata presa di mira dalle proteste, la Israel-Premier Tech, è stata fondata nel 2014 dall’imprenditore statunitense, Ron Baron, e dall’ex ciclista israeliano Ran Margaliot.
Ha cambiato vari nomi, fino a quest'ultimo di un'impresa canadese, ed è israeliano-canadese il patron del team, Sylvan Adams. Grande appassionato di ciclismo, Adams non ha fatto mistero di farne anche una questione di promozione positiva del suo Paese, in sostanza quella "normalizzazione" che i manifestanti contestano visto che in quasi due anni di guerra a Gaza Israele ha ucciso oltre 60mila palestinesi.
Nel 2018 l'imprenditore fu decisivo, anche con i suoi finanziamenti, nel fare partire il Giro d'Italia di quell'anno da Gerusalemme.