Dopo cinque giorni di combattimenti e oltre 270mila sfollati, Bangkok e Phnom Penh hanno concordato un cessate il fuoco immediato. Decisivo l'incontro in Malesia mediato dal premier Anwar Ibrahim
Una tregua tanto attesa quanto fragile: Thailandia e Cambogia hanno concordato un cessate il fuoco incondizionato dopo cinque giorni di violenti scontri lungo il confine, scatenati dalla disputa su territori contesi. Il conflitto ha causato almeno 34 morti e lo sfollamento di oltre 270.000 persone tra i due Paesi.
A darne notizia è Nikkei Asia, che ha seguito da vicino lo storico incontro avvenuto oggi a Kuala Lumpur.
Il vertice, durato quasi tre ore, è stato ospitato dal primo ministro malese Anwar Ibrahim, che ha svolto il ruolo di mediatore tra il premier cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese ad interim Phumtham Wechayachai. Le due delegazioni hanno concordato che le ostilità cesseranno formalmente a partire da mezzanotte ora locale.
“Abbiamo convenuto che il conflitto non potrà mai essere la soluzione”, ha dichiarato Anwar al termine dei colloqui. “Il cessate il fuoco è incondizionato, e rappresenta un passo cruciale per la stabilità della regione”.
L'accordo di cessate il fuoco
Tra gli altri punti chiave dell’intesa, i comandanti militari di entrambi i Paesi si incontreranno martedì mattina alle 7.00 (mezzanotte in Italia) per coordinare le operazioni di ritiro e disimpegno delle truppe.
Inoltre, il prossimo 4 agosto si terrà in Cambogia una riunione del Comitato congiunto di frontiera, incaricato di definire nuove linee guida per la gestione delle aree di confine e la prevenzione di future crisi.
L’accordo giunge dopo giorni di crescenti tensioni, in cui ogni tentativo di tregua appariva destinato a fallire. Le accuse reciproche si erano moltiplicate, con la Thailandia che metteva in dubbio le reali intenzioni pacifiche di Phnom Penh. La pressione diplomatica, anche da parte di Stati Uniti, Cina e ASsean, ha però spinto entrambe le parti a scegliere la via del dialogo.
Resta ora da vedere se il cessate il fuoco reggerà nelle prossime ore. Sul terreno, la situazione umanitaria resta critica: decine di migliaia di persone vivono in rifugi di emergenza, lontano dalle proprie case. Ma per la prima volta da giovedì scorso, la pace sembra possibile.