Il governo di Bangkok ha chiuso i confini e chiesto ai thailandesi di lasciare la Cambogia, che accusa invece il vicino di avere violato il diritto internazionale. I bombardamenti reciproci hanno fatto alcuni morti finora e decine di feriti nelle zone di confine
Almeno cinque persone sono morte in Thailandia a causa degli scontri a fuoco scoppiati in diverse zone di confine contese con la Cambogia, in una rapida escalation militare tra i due Paesi cominciata mercoledì.
Sono almeno dodici le persone morte finora in Thailandia a causa degli scontri. Si tratta di undici civili, tra cui due minori di otto e di 15 anni, e di un militare. Almeno 24 persone sono rimaste ferite. A riferirlo è il ministro della Salute pubblica thailandese Somsak Thepsuthin.
Le autorità thailandesi hanno evacuato circa 40mila civili da 86 villaggi lungo il confine.
"Le azioni della Cambogia costituiscono una grave violazione e sono chiaramente crimini di guerra", ha dichiarato Somsak. Entrambi i Paesi hanno attribuito la responsabilità della violenta escalation alla controparte.
Gli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia
"Un colpo di artiglieria cambogiana ha colpito una casa, è morto un civile e ci sono tre feriti, tra cui un bimbo di cinque anni", ha dapprima dichiarato l'ufficio del primo ministro thailandese in un comunicato.
L'emittente pubblica Pbs ha indicato poi tre morti in un minimarket colpito a Ban Phue, nella provincia di Sisaket, a circa 20 chilometri dal confine, e altri due decessi nel villaggio di Kab Choeng, nella provincia di Surin.
L'esercito di Bangkok ha comunicato di avere lanciato attacchi aerei con caccia F16 su due obiettivi militari in Cambogia. Il ministero della Difesa cambogiano, da parte sua, ha denunciato "una brutale aggressione militare" da parte del vicino.
Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha dichiarato che l'esercito è stato attaccato a Prasat Ta Moan Thom e Prasat Ta Krabey, nella provincia di Oddar Meanchey, e che le ostilità hanno riguardato anche la provincia di Preah Vihear, lungo il confine orientale della Cambogia con la Thailandia, e quella thailandese di Ubon Ratchathani a circa 300 chilometri dalla capitale.
Per il governo di Pnom Phen le azioni della Thailandia violano il diritto internazionale e "rappresentano un pericolo estremo non solo per la pace e la stabilità regionale, ma anche per l'ordine internazionale", tanto da avere già chiesto una riunione di urgenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
La Thailandia ha intanto chiuso i valichi di confine tra i due Paesi ed esortato i cittadini thailandesi a lasciare la Cambogia il prima possibile. Anche la Cina ha chiesto ai propri cittadini di evitare le zone di confine tra i due Paesi.