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L'Iran giustizia una presunta spia del Mossad e invita i cittadini alla delazione

Fedeli iraniani assistono alla preghiera del venerdì nel campus dell'Università di Teheran a Teheran, Iran, venerdì 13 giugno 2025.
Fedeli iraniani assistono alla preghiera del venerdì nel campus dell'Università di Teheran a Teheran, Iran, venerdì 13 giugno 2025. Diritti d'autore  Vahid Salemi/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Vahid Salemi/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
Di يورونيوز
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In risposta alle infiltrazioni israeliane, l’Iran giustizia un uomo accusato di spionaggio per il Mossad. Arresti, repressioni e caccia interna riflettono la crisi nei servizi di sicurezza

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In un clima di crescente panico all’interno dell’establishment di sicurezza, l’Iran ha giustiziato ieri un cittadino accusato di spionaggio per conto del Mossad, il servizio di intelligence israeliano.

L’esecuzione fa parte di una più ampia campagna repressiva che ha visto negli ultimi giorni numerosi arresti in tutto il Paese, segnale evidente dell’allarme con cui Teheran sta reagendo a una serie di operazioni sotto copertura attribuite a Israele.

Il Mossad avrebbe messo a segno negli ultimi anni diversi attacchi mirati contro infrastrutture nucleari e funzionari militari iraniani, suscitando un senso di vulnerabilità senza precedenti all’interno dei servizi di sicurezza della Repubblica islamica.

L'Iran invita i cittadini alla delazione

Il governo ha risposto non solo con misure giudiziarie, ma anche con una mobilitazione sociale che riflette l’estensione del sospetto. Le autorità hanno infatti invitato la popolazione a denunciare qualunque comportamento giudicato anomalo: persone che indossano occhiali da sole o cappelli anche di notte, cittadini che ricevono pacchi in modo frequente tramite corrieri o che fotografano zone industriali o militari. Una campagna di delazione che rivela il livello di paranoia e insicurezza in cui si muove oggi il potere iraniano.

Le azioni del Mossad in territorio iraniano

Le operazioni condotte dal Mossad all’interno del Paese hanno dimostrato un livello avanzato di penetrazione. Tra gli episodi più noti figura l’uccisione nel 2020 dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh, progettata ed eseguita con una mitragliatrice automatica controllata a distanza, senza che sul posto fosse presente alcun agente israeliano.

L’anno successivo, le centrifughe dell’impianto nucleare di Natanz sono state sabotate da esplosivi piazzati e attivati da remoto, in una dimostrazione di forza tecnologica. La capacità israeliana di condurre operazioni senza contatto diretto con l’obiettivo ha creato uno scenario di allarme permanente nella sicurezza iraniana.

Secondo diverse fonti, Israele avrebbe costruito nel corso di oltre dieci anni una rete di intelligence profonda e multilivello, capace di sfruttare falle strutturali nei servizi iraniani e di ottenere appoggi anche fuori dai confini. Il Mossad opererebbe con il sostegno di milizie curde nel nord dell’Iraq, gruppi baluci al confine con il Pakistan e, secondo alcuni report, disporrebbe di centri di smistamento anche in Azerbaigian e negli Emirati Arabi Uniti. L’opposizione iraniana in esilio, dal canto suo, fornisce reclute e intelligence, rafforzando ulteriormente la rete israeliana.

Infiltrati, tech e guerra psicologica

Dal punto di vista strategico, Israele ha agito su tre fronti paralleli: reclutamento interno, con la penetrazione anche nei ranghi delle Guardie rivoluzionarie e dei servizi di sicurezza; utilizzo di tecnologie avanzate come droni, intelligenza artificiale, sistemi automatizzati e cyberattacchi (come il celebre virus Stuxnet); guerra psicologica continua, che ha instillato diffidenza e sospetto a ogni livello dell’apparato statale iraniano. Il timore di infiltrazioni ha portato a una repressione crescente, arresti arbitrari e riorganizzazioni nei quadri di comando.

Ai traditori: "Confessate"

Nei giorni scorsi, il capo della polizia iraniana Ahmad Reza Radan ha lanciato un appello ai cosiddetti “traditori”, suggerendo che coloro che si autodenunceranno e confesseranno di essere stati strumentalizzati dal nemico potranno essere trattati con clemenza. Un messaggio rivolto sia agli agenti interni sia a quanti, nella popolazione, potrebbero avere avuto contatti sospetti. Parallelamente, le forze paramilitari dei Basij hanno intensificato i pattugliamenti notturni attorno a siti considerati sensibili.

Le conseguenze delle infiltrazioni del Mossad si fanno sentire anche sulla coesione interna delle istituzioni militari e di intelligence. Diversi reparti dell’Irgc sono stati ristrutturati, mentre all’interno degli apparati si registrano tensioni e accuse reciproche.

Il prestigio dei servizi di sicurezza appare oggi indebolito da una serie di fallimenti nella prevenzione e nell’individuazione di reti spionistiche, costringendo l’Iran a ripensare radicalmente la propria strategia. I vertici parlano apertamente di una “guerra di intelligence aperta” che mette alla prova la resilienza del regime, non solo sul piano operativo ma anche su quello psicologico e simbolico.

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