Dopo il secondo round di colloqui diretti, durato poco più di un'ora a Istanbul, la Russia e l'Ucraina rimangono molto distanti su ciò che ciascuna parte chiede all'altra.
Il secondo round di negoziati tra Ucraina e Russia, tenutosi a Istanbul, non ha portato a un’immediata svolta nella guerra in corso, ma ha permesso di chiarire meglio le rispettive posizioni delle due parti in merito a un potenziale processo di pace.
Le delegazioni, infatti, hanno presentato i propri “memorandum di pace”, contenenti proposte concrete, con Kiev che ha consegnato il documento a Mosca prima dell'incontro, mentre la Russia ha atteso l’inizio dei colloqui per presentare il proprio.
Nonostante l’assenza di un accordo generale, l’incontro ha prodotto risultati tangibili sul piano umanitario: le parti hanno concordato un nuovo scambio di prigionieri che coinvolge giovani soldati tra i 18 e i 25 anni e prigionieri di guerra gravemente malati.
È stato inoltre raggiunto un accordo per lo scambio dei corpi dei militari caduti, stimati in circa 6.000 per ciascun esercito. Secondo i media statali russi, i capi delle delegazioni hanno tenuto un incontro riservato di due ore e mezza, ritenuto da fonti vicine al Cremlino “determinante per definire il percorso dei futuri negoziati”.
Il memorandum ucraino: cessate il fuoco, bambini e garanzie di sicurezza
Nel memorandum presentato da Kiev, il punto principale resta il cessate il fuoco totale come precondizione per qualsiasi ulteriore trattativa. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha ribadito che l’Ucraina è pronta a fermare i combattimenti in cambio dello scambio completo dei prigionieri, del ritorno dei bambini deportati illegalmente e del rilascio di tutti i civili detenuti dalla Russia. La lista consegnata a Mosca include i nomi di “diverse centinaia” di minori ucraini, secondo Umerov.
Il memorandum russo: cessate il fuoco “a zone” e condizioni territoriali
La proposta russa, illustrata da Vladimir Medinsky, si basa su un “cessate il fuoco parziale” da applicare a determinate aree del fronte per due o tre giorni, con l’intento di favorire il proseguimento dei colloqui. Medinsky ha confermato la ricezione della lista dei bambini ucraini deportati, composta da 339 nomi, ma ha accusato Kiev di usare la questione per scopi mediatici, in particolare “per colpire la sensibilità degli europei”.
Secondo dati ufficiali ucraini, circa 20.000 bambini si troverebbero ancora in Russia, ma stime indipendenti, come quella del Laboratorio di Ricerca Umanitaria di Yale, parlano di almeno 35.000. Mosca, invece, sostiene che il numero possa superare i 700.000.
Le condizioni principali richieste dalla Russia per un cessate il fuoco definitivo includono il ritiro completo delle truppe ucraine da quattro regioni occupate e annesse: Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Mosca pretende anche il riconoscimento internazionale dell’annessione della Crimea e degli altri territori occupati a partire dal 2014. Inoltre, chiede che durante l’eventuale tregua cessino completamente le forniture di armi occidentali all’Ucraina e la condivisione di informazioni d’intelligence.
Il memorandum russo impone ulteriori condizioni interne all’Ucraina: la revoca della legge marziale e l’organizzazione di elezioni anticipate prima della firma di qualsiasi intesa di pace.
Dopo l’operazione “Spiderweb” condotta da Kiev il giorno prima dell’incontro — in cui l’Ucraina ha colpito un terzo dei lanciatori missilistici russi con un massiccio attacco di droni — Mosca ha aggiunto un’ulteriore richiesta: il completo abbandono da parte ucraina di qualsiasi attività “sovversiva” o di sabotaggio contro la Federazione Russa.
Verso una fase negoziale più strutturata?
Nonostante le divergenze, l’incontro di Istanbul rappresenta un tentativo di riportare la guerra in Ucraina dentro un quadro negoziale, per quanto fragile. La presentazione di memorandum ufficiali da parte di entrambe le delegazioni indica un passaggio da scambi informali a una trattativa più strutturata. Resta da vedere se le profonde differenze sui territori, sul cessate il fuoco e sulle garanzie internazionali possano essere superate nelle prossime settimane.
In un contesto geopolitico instabile e con l’intensificarsi delle operazioni militari sul terreno, la diplomazia resta appesa a un filo, ma il fatto che entrambe le parti continuino a dialogare, pur con obiettivi opposti, lascia aperto uno spiraglio per una futura de-escalation.