Donald Trump firma un nuovo ordine esecutivo che riduce temporaneamente i dazi sulle auto assemblate negli USA con componenti stranieri. Le case automobilistiche apprezzano, ma gli analisti temono rincari e instabilità nel settore
Con un nuovo ordine esecutivo firmato martedì, il presidente Donald Trump ha introdotto una modifica importante alla politica tariffaria sulle auto, riducendo temporaneamente l'impatto delle tasse d'importazione per i veicoli assemblati negli Stati Uniti ma con parti straniere.
L’obiettivo dichiarato è quello di facilitare il rientro della produzione automobilistica sul suolo americano, sostenendo al contempo le case automobilistiche in una “fase di transizione”.
“Vogliamo solo aiutarli durante questa piccola transizione, a breve termine. Non penalizzarli”, ha dichiarato Trump ai giornalisti, definendo il provvedimento un incentivo strategico per riportare le catene produttive negli Stati Uniti.
Il nuovo ordine prevede uno sconto fiscale annuale del 3,75 per cento sul prezzo di vendita dei veicoli prodotti a livello nazionale per il primo anno, che scenderà al 2,5 per cento nel secondo anno, man mano che si ridurrà la percentuale di componenti esteri utilizzati. Si tratta di una misura che, secondo l’amministrazione, potrà facilitare l’apertura di nuovi impianti e la creazione di posti di lavoro.
Le case automobilistiche applaudono Trump, ma i timori restano
Le principali case automobilistiche hanno accolto con favore le modifiche, sottolineando l’importanza di politiche che supportino la competitività del settore. Stellantis, attraverso il presidente John Elkann, ha affermato di apprezzare l’approccio dell’amministrazione: “Siamo ansiosi di collaborare con il governo per rafforzare l’industria americana e stimolare le esportazioni”.
Anche Mary Barra, Ceo di General Motors, ha elogiato le iniziative del presidente Trump: “Crediamo che la sua leadership stia aiutando a livellare il campo di gioco per aziende come GM. Questo ci consente di investire ancora di più nell’economia statunitense”.
Jim Farley, amministratore delegato di Ford, ha aggiunto: “Con le politiche giuste, le aziende che importano veicoli dovranno adeguarsi. Se tutti producessero negli Usa come Ford, ogni anno avremmo 4 milioni di auto in più assemblate sul territorio americano”.
Analisti scettici: “Riorganizzare richiede mesi”
Tuttavia, non mancano le voci critiche. Sam Fiorani, analista di AutoForecast Solutions, ha sottolineato quanto la stabilità sia fondamentale per il settore automobilistico, mettendo in guardia da cambiamenti troppo repentini: “Le tariffe non tengono conto del modo in cui funziona l’industria. Riorganizzare la produzione richiede mesi, se non anni, e investimenti che arrivano a miliardi di dollari”.
Secondo Fiorani, le misure, per quanto attenuate, rischiano comunque di creare incertezza tra fornitori e costruttori, disincentivando investimenti strutturali a lungo termine.
Il Wall Street Journal ha riferito che la Casa Bianca ha anche firmato un secondo ordine per evitare la sovrapposizione delle nuove tariffe con quelle già esistenti, cercando di evitare aumenti eccessivi nei costi di produzione.
Effetti economici incerti: rischio di prezzi più alti e contrazione delle vendite
Le preoccupazioni principali riguardano l'impatto dei dazi sul prezzo finale dei veicoli e sull'intera filiera produttiva. Secondo un’analisi privata di Arthur Laffer, economista vicino a Trump, le tariffe – se applicate senza modifiche – avrebbero potuto far lievitare i prezzi di oltre 4.700 dollari per veicolo.
A marzo, secondo Kelley Blue Book, il prezzo medio di un’auto nuova era già elevato, pari a 47.462 dollari. Eventuali aumenti legati alle tariffe rischiano di allontanare molti consumatori dal mercato del nuovo, spostando la domanda sull’usato e riducendo la disponibilità generale di veicoli.
Le auto moderne dipendono da una catena di fornitura altamente globale, con componenti che attraversano i confini più volte prima di essere assemblati. Le tariffe mettono sotto pressione questa rete, aumentando anche i costi di manutenzione e possesso.
Contesto elettorale: Trump guarda al Michigan
L’annuncio arriva mentre Trump celebra i suoi primi 100 giorni dal ritorno alla Casa Bianca, recandosi in Michigan, uno degli Stati chiave nella produzione automobilistica e decisivo per la sua vittoria elettorale. Durante la campagna, aveva promesso un rilancio dell’occupazione manifatturiera e, con questo ordine, mira a rafforzare quella promessa.
Ma secondo numerosi economisti, resta ancora incerto l'effetto complessivo delle nuove politiche sull'economia americana. Mentre alcuni settori potrebbero trarne vantaggio, altri temono che i dazi più ampi previsti dalla nuova amministrazione facciano salire l’inflazione, rallentino la crescita economica e, paradossalmente, frenino proprio le vendite di auto che si vogliono stimolare.
Agevolazioni sì, ma la filiera ha bisogno di tempo e stabilità
In definitiva, le agevolazioni temporanee volute da Trump sembrano un tentativo di trovare un equilibrio tra protezionismo economico e sostenibilità industriale. Tuttavia, le sfide della delocalizzazione rapida, della complessità della supply chain e dell’inflazione automobilistica restano forti ostacoli da affrontare per garantire un vero rilancio del settore auto americano.