La Casa Bianca ha definito il servizio, che esiste dal 1942, "la voce dell'America radicale" e ha affermato che l'ordine di Trump "garantirà che i contribuenti non siano più tenuti a pagare la propaganda radicale". Un giudice ha bloccato l'ordine di Trump
Il giudice federale James Paul Oetken ha bloccato gli sforzi dell'amministrazione Trump di smantellare l'emittente internazionale statunitense Voice of America, definendo la mossa un "classico caso di decisione arbitraria e capricciosa".
Oetken ha bloccato l'Agenzia statunitense per i media globali (Usagm), che gestisce Voice of America, dal licenziare più di 1.200 giornalisti, ingegneri e altro personale che due settimane fa erano stati mandati a casa sulla scia dell'ordine del presidente Donald Trump di ridurre i suoi finanziamenti.
Il giudice ha emesso un'ordinanza restrittiva temporanea che impedisce all'agenzia "qualsiasi ulteriore tentativo di licenziare, ridurre la forza lavoro, mettere in congedo o licenziare" dipendenti o appaltatori, e di chiudere qualsiasi ufficio o richiedere ai dipendenti all'estero di tornare negli Stati Uniti.
L'ordine impedisce inoltre all'Usag di interrompere i finanziamenti per le altre emittenti, tra cui Radio Free Europe/Radio Liberty, Radio Free Asia e Radio Free Afghanistan. Giovedì l'agenzia ha dichiarato che avrebbe ripristinato i finanziamenti a Radio Free Europe dopo l'ordine di un giudice di Washington DC.
"Questa è una vittoria decisiva per la libertà di stampa e il Primo Emendamento, e un brusco rimprovero all'assoluta mancanza di rispetto per i principi che definiscono la nostra democrazia" dell'amministrazione Trump, ha dichiarato l'avvocato Andrew G. Celli Jr.
Criticato l'approccio dell'amministrazione Trump
Nel corso di un'udienza tenutasi venerdì a Manhattan, Oetken ha criticato l'amministrazione Trump per aver "preso a mazzate un'agenzia che è stata statuariamente autorizzata e finanziata dal Congresso".
Il giudice ha criticato i vertici dell'agenzia, tra cui il consigliere speciale Kari Lake, per aver staccato la spina "apparentemente da un giorno all'altro" alla piattaforma globale di soft-power del governo statunitense senza "alcuna considerazione degli effetti".
Oetken si è pronunciato dopo che la settimana scorsa una coalizione di giornalisti di Voice of America, i sindacati e il gruppo no-profit Reporter senza frontiere hanno fatto causa all'amministrazione Trump per bloccare i tagli. In definitiva, essi cercano di far tornare VOA in onda.
I querelanti sostengono che l'interruzione delle trasmissioni ha violato la sentenza di un tribunale che, durante il primo mandato di Trump, ha stabilito che i giornalisti di VOA hanno il diritto di libertà di espressione che li protegge dalle interferenze della Casa Bianca. La loro assenza dall'etere ha lasciato un vuoto che è stato riempito da "propagandisti i cui messaggi monopolizzeranno l'etere globale", hanno detto i querelanti.
Trump e altri repubblicani hanno accusato Voice of America di "pregiudizi di sinistra" e di non riuscire a proiettare valori "pro-americani" al suo pubblico mondiale, nonostante il Congresso le abbia affidato il compito di fungere da organizzazione giornalistica non di parte.
Voice of America è stata subito sospesa dopo che Trump ha emesso un ordine esecutivo il 14 marzo che ha ridotto i finanziamenti all'Usagm e ad altri sei enti federali non collegati, parte della sua campagna per ridurre il governo e allinearlo alla sua agenda politica.
La Casa Bianca ha definito il servizio, che esiste dal 1942, "la voce dell'America radicale" e ha affermato che l'ordine di Trump "garantirà che i contribuenti non siano più tenuti a pagare la propaganda radicale".
L'ordine ha citato una copertura, a suo dire, "troppo favorevole" all'ex presidente Joe Biden, oltre a storie sul privilegio dei bianchi, sulla profilazione razziale e sui migranti transgender che chiedono asilo.
Il Congresso ha stanziato quasi 860 milioni di dollari per l'Usagm per l'anno fiscale in corso.