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Israele, una conferenza sull'antisemitismo riunisce l'estrema destra europea e accende le polemiche

Il leader del Rassemblement National francese, Jordan Bardella, interviene durante la Conferenza internazionale sulla lotta all'antisemitismo a Gerusalemme, il 27 marzo 2025
Il leader del Rassemblement National francese, Jordan Bardella, interviene durante la Conferenza internazionale sulla lotta all'antisemitismo a Gerusalemme, il 27 marzo 2025 Diritti d'autore  AP Photo/Leo Correa
Diritti d'autore AP Photo/Leo Correa
Di Sasha Vakulina
Pubblicato il
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Suscitando polemiche ancor prima del suo inizio ufficiale, la Conferenza internazionale sulla lotta all'antisemitismo di questa settimana a Gerusalemme ha fatto porre numerose domande alla comunità ebraica

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La conferenza internazionale sull'antisemitismo, tenutasi a Gerusalemme questa settimana, ha sorpreso la scena politica nello Stato di Israele e oltre i suoi confini, segnando un cambiamento nella narrativa politica della destra europea. Ospitato dal ministero degli Affari della diaspora, l'evento si proponeva di affrontare il tema dell'"antisemitismo contemporaneo" e di sensibilizzare l'opinione pubblica sugli elementi principali dalla realtà di oggi, successiva all'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Tra i partecipanti i leader del Rassemblement National francese

Tra i partecipanti Jordan Bardella, leader del partito francese Rassemblement National (RN) e Marion Maréchal, nipote dello storico leader del RN, il fondatore del Fronte Nazionale e negazionista dell'Olocausto Jean-Marie Le Pen.

Tra le personalità di spicco delle comunità ebraiche di tutto il mondo che hanno boicottato l'evento figurano il filosofo francese Bernard-Henri Lévy, il commissario tedesco per l'antisemitismo Felix Klein, il direttore generale dell'Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt e altri. Il rabbino capo Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini d'Europa (CER), ha dichiarato a Euronews di aver ricevuto l'invito, ma di averlo rifiutato dopo aver ascoltato la reazione di "tutte le principali organizzazioni ebraiche europee e delle organizzazioni nazionali in Europa".

Tra le ragioni che hanno spinto Goldschmidt a declinare l'invito c'è il fatto che neppure il presidente di Israele ha accettato di partecipare all'evento, organizzando al contempo un ricevimento privato nella sua residenza: "Se il presidente non partecipa a questa conferenza, non vi parteciperò nemmeno io", ha dichiarato il rabbino.

Israele: "Non significa chiudere un occhio sui negazionisti"

L'evento è stato organizzato dal ministro Amichai Chikli, incaricato di promuovere i legami tra Israele e la diaspora ebraica e combattere l'antisemitismo. Ma proprio a proposito di tale fenomeno, la conferenza è riuscita a coinvolgere quelli che un tempo era inimmaginabile considerare degli alleati: gli esponenti politici di estrema destra.

Tuttavia, Israele non sta "chiudendo un occhio sui negazionisti dell'Olocausto", ha precisato Chikli a Euronews. "Penso che se si guarda alla vera minaccia e alla minaccia principale, essa provenga dall'Islam radicale. E quindi, qui possiamo avere alleati reciproci con cui in passato non abbiamo lavorato". E questo, secondo Chikli, è il caso del partito di estrema destra francese: "Conosciamo bene la storia del partito. Conosciamo bene la storia del padre di Marine Le Pen (leader attuale del RN). Sappiamo che era un antisemita. E non lo dimentichiamo".

"Ma osservate un po' le cose - ha aggiunto Chikli -. Chi si esprime contro Hamas? Chi contro l'Islam radicale? Chi critica le decisioni della Corte penale internazionale contro il nostro primo ministro e il ministro della Difesa? Sono Bardella, Marine Le Pen: sono i nostri alleati in Europa. Questa è la nuova realtà. Ora, se per qualcuno è anche una sfida, va bene".

Il restyling dell'estrema destra

In un discorso alla conferenza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l'antisemitismo sta crescendo nelle capitali europee, nella stampa occidentale, nei social media e nelle università statunitensi d'élite, attribuendo la colpa delle proteste dei campus americani contro la guerra di Israele a Gaza e a "un'alleanza sistemica tra la sinistra ultra-progressista e l'Islam radicale".

Parlando al Jerusalem Post prima della conferenza, Bardella ha delineato quella che ha descritto come la nuova prima linea nella lotta contro l'antisemitismo nel XXI secolo: "Questa rinascita deriva da due fenomeni contro i quali combatto: Il fondamentalismo islamico e il suo migliore alleato di oggi, la sinistra radicale francese". Marion Maréchal, europarlamentare del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, l'ha definito "un allineamento naturale. Sono anni ormai che i nostri compatrioti di fede ebraica votano per il RN, come capitato nel mio caso alle elezioni europee".

Marion Maréchal: "Grazie a Israele per aver posto fine a un tabù"

L'esponente politica dell'estrema destra francese ha quindi aggiunto: "Vorrei ringraziare il ministro Chikli, che ci ha invitato, per aver finalmente posto fine a questa sorta di tabù, se così si può dire, e che ora ci permette di lavorare in armonia con un certo numero di funzionari israeliani".

Secondo Goldschmidt, però, questo allineamento deriva da ciò che "i gruppi di estrema destra promettono ai loro elettori. La proposta principale dell'estrema destra, che varia da Paese a Paese, è quella della sicurezza personale. E per la comunità ebraica, dal 7 ottobre, la questione della sicurezza è diventata primaria".

La comunità ebraica francese è la più numerosa d'Europa, ma deve ancora affrontare notevoli pregiudizi. L'anno scorso, nel Paese sono stati registrati 1.570 atti di antisemitismo: il 6% in meno rispetto al 2023, ma il triplo rispetto al 2022. Goldschmidt ha dichiarato a Euronews che nel sobborgo parigino di Sarcelles, oltre il 70 per cento dei membri della comunità ebraica ha votato per un candidato di estrema destra: "Questo dimostra fino a che punto ci sia un problema da affrontare, anche per quanto riguarda l'Europa e gli elettori europei".

La lotta interna di Netanyahu

Se il governo israeliano sembra aver trovato nuovi alleati in Europa e un maggiore sostegno da parte dell'amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo ministro Netanyahu deve affrontare crescenti problemi interni. Dopo aver posto fine a un cessate il fuoco di due mesi nella Striscia di Gaza che ha permesso la liberazione di decine di ostaggi israeliani, in cambio di quasi 1.800 prigionieri palestinesi, Tel Aviv sta ora pianificando una nuova e più significativa operazione di terra che potrebbe comportare l'occupazione di ampie porzioni della Striscia.

Ci si chiede sempre più spesso, anche da parte della società israeliana, se ciò aiuterà a riportare indietro gli ostaggi ancora detenuti da Hamas o se metterà le loro vite ancora più in pericolo, causando allo stesso tempo più devastazione e più morti a Gaza. Dei manifestanti si sono radunati martedì e mercoledì a Gerusalemme e Tel Aviv, chiedendo un accordo immediato sugli ostaggi, in reazione alla decisione di Netanyahu di riprendere i combattimenti a Gaza, che i manifestanti considerano politicamente motivata.

Giovedì il parlamento israeliano ha approvato una parte fondamentale del piano del primo ministro per la revisione del sistema giudiziario, irritando i critici che la considerano un colpo di mano da parte del governo. La legge conferisce ora al governo un ruolo più importante nella nomina dei giudici. Il governo dello Stato ebraico aveva sospeso l'approvazione della riforma dopo l'inizio dell'invasione di Gaza. Poi, nel gennaio 2024, la Corte Suprema ha respinto una componente chiave del provvedimento, che avrebbe impedito ai giudici di annullare alcune decisioni del governo.

Il tentativo ha però ripreso slancio questo mese, dopo che Israele ha posto fine al cessate il fuoco con Hamas e ha ripreso l'offensiva. Ciò ha contribuito a consolidare la coalizione di governo di Netanyahu, che conta su partiti di estrema destra che vogliono continuare la guerra.

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